Come diventare Coach

Diventare coach è possibile seguendo un percorso professionalizzante unito ad esperienza pratica. Il decalogo dei passi principali per diventare coach:

  1. Scegliere una scuola di coaching o un professionista/mentore per la propria formazione e realizzare un primo Master in Coaching Personalizzato
  2. Dedicarsi allo studio di testi e materiali proposti dal proprio formatore/coach/mentor
  3. Fruire di sessioni di coaching personalizzate dedicate a se stessi e al proprio percorso
  4. Sperimentarsi concretamente, realizzare sessioni di coaching guidate con supervisione del coach/mentore, o entro una Scuola di Coaching
  5. Associarsi ad una o più associazioni di categoria nazionali o mondiali, come la CWF (Coaching World Federation), o per l’Italia la APIC (Associazione Professionisti Italiani Coaching)
  6. Ottenere una certificazione almeno a livello Practitioner per l’abilitazione alla professione di Coach Certificato, ancora meglio se frequentando una Scuola di Coaching in abbinamento al proprio percorso professionale condotto con il proprio Coach, Formatore e Mentor (vedi qui le indicazioni relative alla Scuola di Coaching UP STEP)
  7. Approfondire le proprie capacità e seguire casi reali di coaching con supervisione del coach/mentore
  8. Certificarsi a livelli superiori e acquisire il titolo di Master Trainer o Master Coach
  9. Mantenere un aggiornamento professionale con almeno 2 momenti formativi l’anno di weekend dedicati al coaching e alla formazione formatori
  10. Dedicarsi a letture specifiche di approfondimento con almeno 1 libro significativo a semestre inerente il proprio percorso di coaching

come diventare coach: decalogo e istruzioni per essere coach certificatoOltre agli aspetti tecnici del diventare coach, occorre un senso di significativa missione: coaching significa volere offrire il proprio servizio alla comunità e a chi ne ha bisogno, prima di tutto con spirito di servizio e come missione di aiuto sentita interiormente. Il coaching non è psicoterapia ma un servizio che aiuta le persone e le supporta nel procedere verso i propri obiettivi, che siano di vita, personali, professionali, sportivi, fisici o mentali

In genere, chi fa del coaching una professione ha partita Iva. Il coaching è disciplinato dalla legge 4 del 2013.

Per diventare Coach Professionista Certificato Metodo HPM è necessario conoscere una buona e vasta letteratura scientifica che fa da base alla propria professione. Nel nostro caso, è possibile diventare coach con il Mentoring dell’autore stesso di questa letteratura, saltando ogni intermediario.

Come diventare Coach. I testi di riferimento per il Metodo HPM di Coaching sono

Come diventare Coach. I testi di riferimento per il Metodo ALM di Business Coaching sono

Approfondimenti su come diventare coach

Se trovi coerenza tra le tue aspettative e desideri e la nostra serietà professionale, tratteremo, come previsto nel Metodo HPM, le pratiche relative al come diventare coach in diversi ambiti, tra cui

  • il Coaching del Corpo e della Salute (livello bioenergetico), il Coaching Sportivo
  • il Coaching delle Energie Mentali (livello motivazionale e Mental Coaching), Coaching Motivazionale e Life Coaching
  • il Coaching delle Competenze e come portare avanti la propria Formazione. Formazione per il coaching
  • il Coaching della Progettualità e del sapere sviluppare progetti concreti, il Coaching Manageriale e Business Coaching
  • il Coaching Spirituale e lo Sviluppo del proprio Potenziale Umano

Come diventare coach. Le Scuole di pensiero e metodologie riferimento e autori di riferimento secondo la Coaching World Federation

Important Authors and Theories for Coaching and HR secondo la CWF

  • Psychodrama by Moreno
  • Emotions Wheel Model by Plutchick
  • Focusing by Eugene Gendlin
  • Counseling by Carl Rogers
  • Rhetoric by Aristotle
  • Bioenergetics by Lowen
  • Semiotics by Umberto Eco
  • Consumer Wisdom by David Glenn Mick
  • Actor’s work on the Self and the Role by Stanislavsky
  • Microsociology and communication games by Erving Goffman
  • Personality states and interaction games by Eric Berne
  • Facial Action Coding system by Paul Eckman
  • Mitopsychology (The Hero’s Journey) by Jung and Carol Pearson
  • The mathematical model of communication by Shannon-Weaver
  • Psychosynthesis by Assagioli
  • Process Consultation by Edgar Schein
  • States of Consciousness by Roland Fisher
  • Spiritual Development States by David Hawkins
  • Multiple Intelligences by Gardner
  • Holistic Marketing by Philip Kotler

Models by Dr. Daniele Trevisani

  • ALM – Action Line Management
  • HPM – Human Potential Modeling
  • 4DM – 4 Distances Communication Model
  • 4LE – 4 Levels of Empaty
  • 3LC – 3 Levels Map of Holistic Communication

Diventare Coach. Andragogia, non Pedagogia

Ruolo del formatore e del discente nel modello andragogico

Secondo questo modello, il formatore e il discente assumono responsabilità diverse rispetto a quelle della formazione tradizionale.

Solitamente questa è di tipo contenutistico, diretta a trasmettere informazioni e abilità, ed è il formatore a progettare tutto il percorso, analizzando i bisogni, definendo gli obiettivi da raggiungere in base anche alle richieste della committenza, scegliendo metodi e strumenti da utilizzare nella scansione temporale stabilita e sarà sempre lui ad occuparsi della valutazione finale del percorso. I partecipanti devono quindi attenersi ad un’esperienza già fissata.

Nel modello andragogico, invece viene attribuito un ruolo centrale ai partecipanti: questi diventano parte attiva del percorso, affiancando il formatore nella realizzazione dell’intera attività.

Il formatore vede quindi modificato il suo ruolo: viene identificato come un facilitatore, un consulente, una guida, un accompagnatore che deve riuscire a coinvolgere le persone facendole partecipare senza però forzarle, deve sapere lavorare sulle soft skills e porsi “dietro le quinte” per lasciare la scena ai suoi discenti.

Conosce gli adulti, crea con essi un legame, li assiste e li accompagna nel diagnosticare gli obiettivi e nel percorso di raggiungimento di questi facendo in modo che si crei un clima positivo e collaborativo.

Cerca inoltre di alimentare in essi motivazione e spirito di partecipazione, fa in modo di renderli consapevoli dell’importanza del percorso che andranno ad affrontare dal momento che saranno loro stessi gli autori della formazione.

In questo modo affronteranno con uno spirito diverso l’attività e sapranno riconoscere lo sviluppo dell’apprendimento che si genererà in loro mediante le varie attività che svolgeranno

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Capitale Psicologico – Leadership e PsyCap

Il Capitale Psicologico.

Articolo Copyright in anteprima editoriale, a cura di: Dott. Daniele TrevisaniStudio Trevisani Academy

Il Capitale Psicologico (PsyCap) è oggetto di molte nuove ricerche negli Stati Uniti, dove si cerca di capire cosa “faccia la differenza” tra le organizzazioni che hanno successo e quelle che falliscono senza riuscire a rialzarsi. Dopo osservazioni scientifiche accurate, queste ricerche arrivano a definire il “Capitale Psicologico” dei leader come uno dei fattori di successo primari, in grado addirittura di superare come impatto il capitale tecnologico e finanziario d’impresa.

Lo PsyCap – ricordiamo – è un costrutto composto da quattro variabili specifiche:

  1. Speranza (Hope)
  2. Autoefficacia (Efficacy)
  3. Resilienza (Resilience)
  4. Ottimismo (Optimism).

Ricordiamo che nella letteratura specifica sullo PsyCap, questi concetti non sono strettamente collegati all’uso colloquiale di tali parole, ma hanno tutti  implicazioni operative concrete. Ad esempio, il fattore Hope – Speranza, è connotato come (1) il potere della volontà (willpower), (2) la determinazione, unite a (3) la capacità di pianificazione (planning). Si tratta come è evidente di una concezione di “speranza” non tanto assimilabile ad un credere ciecamente in un destino positivo quanto ad adoperarsi per farlo accadere.

Capitale Psicologico - Ottimismo, Resilienza, Determinazione, CoraggioCapitale Psicologico e Leadership

Il livello di PsyCap di una persona può impattare e influenzare il livello di PsyCap di un’altra persona e direttamente o indirettamente influenzarne i comportamenti relazionali. Per questo motivo, accrescere lo PsyCap è un obiettivo di grande valore da perseguire in chi dirige team di vendita e strutture di Direzione Vendite.

Dall’alto di un’organizzazione, lo PsyCap discende verso il basso e influenza l’intero team e ogni persona che ne fa parte. Ma non solo. Lo PsyCap influenza l’intera catena del valore, esercitando un influsso su tutte le persone con cui si viene a contatto, dai buyer ai clienti.

Lo PsyCap di un leader ha un impatto positivo sui suoi collaboratori (Story et al 2013) e questo a sua volta determina numerosi risultati desiderabili, siano essi attitudinali, comportamentali o di performance di vendita. Il meccanismo teorico del trasferimento di PsyCap da leader a follower, riferito anche come effetto contagio, include l’apprendimento sociale, l’osservazione, e il modellamento dei comportamenti e atteggiamenti osservati. I leader ad alto PsyCap sono modelli per i propri follower e influenzano positivamente il loro livello di PsyCap.

Il “Modeling” positivo (l’apprendimento per vicinanza, assimilazione e osservazione) è un vero e proprio trasferimento, pari a quello dell’osmosi. Questo Modeling include i comportamenti positivi direttamente osservabili, così come i ragionamenti positivi quali il darsi goal sfidanti, il problem solving creativo, la pianificazione, l’analisi degli aspetti positivi delle situazioni, le aspettative positive sul successo, e un’alta automotivazione.

Come osservano Friend, Johnson et al.[1]:

 

“La premessa dell’effetto contagio è che mentre i follower osservano l’impatto positivo combinato dei quattro componenti della risorsa PsyCap in azione, è più probabile che emulino i comportamenti associati allo PsyCap del loro leader (Story et al. 2013)[2]. Questo effetto si traduce in un processo in cui gli stati positivi dei leader vengono modellati e trasferiti ai loro seguaci attraverso il contagio emotivo. In altre parole, la positività mostrata dai leader si converte in positività del follower (Yammarino et al. 2008)[3]. Bono e Ilies (2006)[4] supportano questo transfert attraverso le loro conclusioni che il comportamento del leader è una fonte importante di informazioni che può influenzare le risorse psicologiche percepite dai seguaci. Specificamente per lo PsyCap, Story et al. (2013) indicano che i leader globali di un’azienda che esibiscono livelli più elevati di PsyCap agiscono come modelli di ruolo attraenti e credibili per i follower da imitare. In altre parole, le persone ad alto contenuto di PsyCap trasferiscono le proprie risorse psicologiche ai follower fungendo da guida mentale e comportamentale.”

 ___

[1] Friend, Scott B.; Johnson, Jeff S.; Luthans, Fred; and Sohi, Ravipreet, “Positive Psychology in Sales: Integrating Psychological Capital” (2016). Management Department Faculty Publications. University of Nebraska – Lincoln. Pag. 22

[2] Story, Joana S. P., Carolyn M. Youssef, Fred Luthans, John E. Barbuto, and James Bovaird (2013), “Contagion Effect of Global Leaders’ Positive Psychological Capital on Followers: Does Distance and Quality of Relationship Matter?,” The International Journal of Human Resource Management, 24 (13), 2534–2553.

[3] Yammarino, Francis J., Shelley D. Dionne, Chester A. Schriesheim, and Fred Dansereau (2008), “Authentic Leadership and Positive Organizational Behavior: A Meso, Multi-Level Perspective,” Leadership Quarterly, 19 (6), 693–707.

[4] Bono, Joyce E., and Remus Ilies (2006), “Charisma, Positive Emotions and Mood Contagion,” Leadership Quarterly, 17 (4), 317–334.

Il Metodo di Coaching HPM e la Certificazione di Coaching Metodo HPM (Human Potential Modeling)

Certificazione per il Coaching – Il metodo HPM (Human Potential Modeling)

Metodi di Coaching - Il Metodo HPM HPM daniele trevisani formazione aziendale coaching

Tra i Metodi di Coaching, il Metodo HPM si distingue per un approccio sia scientifico che pragmatico (operativo), descritto in un’ampia letteratura, sotto riportata.

Come si ottiene la Certificazione per il Metodo di Coaching HPM

  • 100 crediti per il diploma di Certificazione
  • 1 credito HPM per ogni ora di formazione, counseling o coaching svolte effettivamente, o altre indicazioni date dall’autore
  • Vincolo di svolgere almeno 6 sessioni di coaching individuali da 2h ciascuno (2 crediti per ora, per un totale di 12 crediti formativi)

Conoscenze e capacità attese

  • Conoscenza del modello piramidale HPM
  • Conoscenza dei Principi del Potenziale Umano
  • Competenza d’uso della Piramide dei Livelli di Ascolto – Ascolto attivo ed Empatia
  • Conoscenza del modello “4 Distances Model” e capacità di applicazione per svolgere analisi comunicative
  • Capacità di utilizzare le tecniche di elicitazione emozionale metodo HPM (utilizzando l’elenco delle emozioni) e svolgere esercizi centrati sulle emozioni
  • Tecniche di Analisi della Conversazione (Conversation Analysis)
  • Conoscenza e capacità di applicazione del metodo T-Chart per inquadrare sia eventi passati che goals e obiettivi futuri
  • Capacità di svolgere sessioni di Training Mentale basate sul Metodo HPM
  • Utilizzo della tecnica delle “Frasi Stimolo” e osservazione delle risonsanze e feedback
  • Capacità di realizzare progetti di Personal Coaching, Life Coaching o Business Coaching, attingendo alle variabili del Metodo HPM

Bibliografia del Metodo di Coaching HPM

Libro di testo obbligatorio

libro Il Potenziale Umano - tecniche di coaching

  • Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance. Franco Angeli, Milano. https://amzn.to/2TUjHNn

3 libri a scelta tra i seguenti:

psicologia della libertà - liberare le potenzialità delle persone

  • Regie di cambiamento. Approcci integrati alle risorse umane, allo sviluppo personale e organizzativo e al coaching, Franco Angeli, Milano. https://amzn.to/38DPXIx
  • Personal energy. Una mappa per potenziare le proprie energie mentali. Franco Angeli, Milano. https://amzn.to/2RR98b9
  • Self-power. Psicologia della motivazione e della performance. Franco Angeli, Milano. https://amzn.to/38ET3ft
  • Il coraggio delle emozioni. Energie per la vita, la comunicazione e la crescita personale. Franco Angeli, Milano. https://amzn.to/2tHLoyn
  • Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Franco Angeli, Milano. https://amzn.to/2RRnl7T
  • Ascolto attivo ed empatia. I segreti di una comunicazione efficace. Franco Angeli, Milano https://amzn.to/38QL2o3
  • Psicologia della libertà. Liberare le potenzialità delle persone. Roma, Mediterranee. https://amzn.to/2TYEmje
  • Parliamoci chiaro. Il modello delle quattro distanze per una comunicazione efficace e costruttiva. Verona, Gribaudo-Feltrinelli. https://amzn.to/3aSZ0HM
  • Neotropia. La scienza del nuovo. (in fase di pubblicazione)

Destinatari. Chi può chiedere la partecipazione al Percorso di Accreditamento per il Coaching HPM?

  • Persone interessate ad acquisire competenze specifiche nel Coaching
  • Diplomati scuola secondaria con interesse per la Crescita Personale
  • Laureati
  • Coach
  • Psicologi
  • Psicoterapeuti
  • Counselor
  • Manager e leader
  • Imprenditori e professionisti
  • Operatori di relazioni d’aiuto
  • Operatori sanitari e medici
  • Professionisti della comunicazione

La Certificazione del Metodo di Coaching HPM è riconosciuta da APIC (Associazione Professionisti Italiani Coaching)

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Per chi vuole approfondire: Alcune riflessioni sul Metodo HPM, tratte dalla letteratura

Riflessioni sul Metodo di Coaching HPM, dal testo “Self Power”

Il sentimento e senso della missione, i valori personali, e la volontà, rimangono astratti finché non vengono concretizzati. Essi richiedono un passaggio delicato: portare la volontà entro progetti di sviluppo concreti (capacità di “canalizzazione”). Ma non solo: per concretizzare servono competenze (saper fare) ed energie, le forze che ci permettono di agire.

Quando manca anche una sola delle tre componenti (energie, competenze, valori), l’individuo entra in crisi, smette di funzionare in modo ottimale, “perde colpi”, non riesce a raggiungere i propri obiettivi, o anche semplicemente a condurre la vita che vorrebbe. Si cade nella perdita di significato e di senso.

Esiste sempre un tratto eroico nella vita di ciascuno. Perderne il senso significa uccidere la vita stessa. Il senso di una vita non viene sempre e solo dalla capacità di accumulare, ma nel contributo ad un sogno o ad una causa.

Il sogno di ciò che potrebbe essere una razza umana felice e un pianeta dove regna la pace e il benessere per tutte le creature deve essere il motore più profondo della motivazione.

Non serve cercare la motivazione in ciò che ancora non abbiamo. Basterebbe farlo come ringraziamento per chi ci ha preceduto. Pensare al fatto che noi oggi esistiamo, e siamo liberi di parlare, perché migliaia di persone hanno lottato per rendere possibile la continuazione della razza umana, e hanno lottato per la libertà, anche a costo della vita.

I nostri genitori hanno lottato perché noi arrivassimo, i nostri nonni, i nostri bisnonni, tutti hanno superato difficili prove per far si che noi oggi esistiamo. E ogni frutto della conoscenza umana è la somma degli sforzi di mille antenati.

E allora tu a cosa dedichi la tua vita?

 

Cento volte al giorno ricordo a me stesso che la mia vita interiore e

esteriore sono basate sulle fatiche di altri uomini, vivi e morti, e che io devo sforzarmi al massimo per dare nella stessa misura in cui ho ricevuto.

Albert Einstein

 

La mancanza di voglia di dare un contributo, di partecipare ad un sogno e missione genera anche crisi personali e aziendali, stati depressivi, perdita di interessi o di volontà. In questa condizione ogni attività diventa fatica e sforzo, non ci si sente adeguati, si subisce lo stress, è difficile reagire.

Quando invece i tre fattori (energie, competenze, direzionalità) sono ben funzionanti, abbiamo la netta sensazione di procedere, di avanzare, ci sentiamo forti, riusciamo a produrre soddisfazione per noi stessi e per chi ci è vicino, la vita cambia colore. Non abbiamo paura delle sfide, ci sentiamo vivi, abbiamo voglia di fare. Sentiamo finalmente la vita pulsare forte e il soffio dei venti.

Possiamo addirittura vivere e sperimentare lo “stato di flusso” o flow, la sensazione di benessere, totale coinvolgimento, immersività positiva nelle esperienze accompagnata a sensazioni piacevoli, stimolanti

Sentiamo il gusto della vita, il fluire delle energie fisiche e mentali, entriamo in relazione con gli altri con piacere e con sicurezza, guardiamo al futuro con speranza.

Lavorare e potenziare questi tre fattori è quindi uno scopo nobile e produttivo. Tuttavia serve un metodo scientifico, non possiamo affidarci al caso o all’improvvisazione.

Lo schema a sei celle del metodo HPM espone un possibile schema di riferimento. Il lavoro sulle sei variabili primarie permette di amplificare il potenziale personale, conseguire performance, ricercare un funzionamento ottimale (Optimal Functioning), stimolare un ricentraggio delle proprie attività, degli stili di vita e di relazione, dello stile di pensiero e di azione.

Schema visivo del Metodo di Coaching HPM

Ciascuno di questi macrouniversi contiene intere costellazioni, sistemi e  mondi da esplorare.

Trovando i giusti livelli di attenzione, sapendo dove è possibile intervenire,  lo sviluppo personale diventa un fatto perseguibile, non più solo un sogno o un desiderio.

Si è trattato e ancora si tratta di un “viaggio” di scoperta ed analisi, in un campo di studi sterminato.

Trattando un tema di frontiera, ampio, multidisciplinare, le fonti devono necessariamente essere altrettanto variegate. Ogni singola esperienza, di ogni uomo, è fonte di conoscenza.

Ogni pensatore del passato o del presente può darci un contributo. Ogni singola anima può contenere spirito vitale, e portare contributi.

 

Sei miliardi di persone al mondo, 6 miliardi di anime, ma a volte ne basta 1 sola.

Dal film: “One tree hill”

 

Un viaggio che riguarda anche te

Man mano che gli studi aumentano e l’analisi di casi concreti sul tema delle performance avanza, si fa più forte l’evidenza che il “viaggio” nella psicologia delle performance non riguarda solo le élite, i campioni, le aziende leader, i manager di alto livello, ma ha implicazioni in ogni processo di crescita della persona, in ogni attività umana. La performance comprende una sfida piccola o grande, sia sportiva che manageriale, o di vita, e in ogni forma di scoperta o avventura umana. Per cui, che tu sia un campione o ti stia addentrando in un nuovo ramo della vita, ti riguarda.

I suggerimenti degli esperti e dei praticanti, in ogni campo, se osservati bene e ripresi nella vita quotidiana, possono insegnare molto anche fuori dalle competizioni. Ci insegnano un approccio che va ben fuori dalle gare o degli impegni massimali e tocca la vita stessa.

È utile saper “estrarre” le conoscenze, farne un distillato, ed utilizzare queste pozioni alchemiche ovunque siano utili e produttive. Le indicazioni che arrivano da una certa disciplina possono andare ben oltre la fonte originaria, e dobbiamo chiederci come renderle utili e produttive anche in altri campi.

Ad esempio, se prendiamo lo sport della corsa di resistenza, e riusciamo a chiarirne alcune dinamiche psicologiche, possiamo applicarne il distillato anche ad altre aree che richiedono resistenza, come il lavoro manageriale, o l’essere genitori.

In campo atletico, Massini, ad esempio, osserva come nella preparazione dei corridori esista un training psicologico, un allenamento che aiuti a saper perseverare, tenere il ritmo e non mollare durante la propria preparazione[1]. La dottrina militare, similmente parla del Battle Rythm come una cadenza di attività indispensabili per tenere sotto pressione il nemico.

In sostanza, saper gestire una fase di stress anziché venirne schiacciati.

Per l’atleta vengono predisposte fasi di allenamento che cercano di far crescere le persone su questo piano.

Se prendiamo altre discipline, come le arti marziali, possiamo ricavarne molto: la sacralità di un allenamento al di la del fattore fisico, il bisogno di condurre uno stile di vita coerente con i propri obiettivi, la necessità di avere test di realtà (combattimenti realistici), sapere affrontare la propria preparazione con un lavoro variegato, variarne le modalità e le intensità, ma soprattutto trovare una soddisfazione intrinseca in ogni allenamento.

Viene da chiedersi quanta utilità potrebbe esserci nell’applicare queste ed altre tecniche di coaching anche nelle aziende. E non solo, quanto sia veramente indispensabile allenare e coltivare le capacità di apprendere, in ogni persona, anche e soprattutto fuori dallo sport, dalla tenera età in avanti.

Tra le diverse discipline che si occupano di crescita e sviluppo, le contaminazioni possibili sono molte, e non vanno solo dallo sport verso le imprese, ma possono anche compiere il viaggio inverso. Ad esempio, le tecniche proposte dalla formazione di tipo esperienziale (Experiential Learning) offrono eccezionali strumenti per rendere un allenamento sportivo più coinvolgente e produttivo, e per creare atleti e praticanti più consapevoli e motivati.

Una delle tecniche di base dell’Experiential Learning aziendale (la formazione aziendale di tipo attivo ed esperienziale) è data dal  ciclo briefingattivitàdebriefing, il che significa:

Spiego cosa andremo a fare e perché, su quali aree di capacità andremo a lavorare oggi.

Lavoriamo e ci alleniamo.

Dopo aver lavorato, riflettiamo sull’esperienza appena svolta, sulle difficoltà incontrate, sugli insegnamenti che ho tratto oggi, su quello che non è andato bene, su cosa invece ha funzionato ed è stato utile.

Si tratta di un ciclo basilare in tre fasi, che potrebbe essere utilizzato in numerosissime attività sportive, soprattutto nei settori giovanili, con un enorme beneficio. Purtroppo, questo succede molto raramente.

I diversi mondi delle performance – sport, management, scuola/università, forze di sicurezza, ricerca – raramente dialogano tra loro e si scambiano esperienze di successo.

Quando il dialogo si interrompe, quando si crea stasi, vi sono solo due possibilità: una positiva, la meditazione o riflessione positiva, ed una negativa, la depressione. In questo senso dobbiamo ricordare che il semplice fatto di essere impegnati in un percorso di miglioramento è di valore in quanto azione positiva.

 

L’uomo è nato per l’azione,

come il fuoco tende verso l’alto e la pietra verso il basso.

Non essere occupato e non esistere è per l’uomo la stessa cosa.

Voltaire

Riflessioni sul Metodo di Coaching HPM, dal testo “Psicologia della Libertà”

I Gradi della libertà

Ho potuto analizzare in vari libri il sistema HPM (Human Potential Modeling: dare forma al Potenziale Umano) che fa da base al mio approccio al coaching e al counseling,[2] dove ho distinto varie fasi, che qui collegheremo al concetto di libertà.

Libertà del corpo (area bioenergetica)

Con il corpo si fanno i conti solo quando va male, si ammala, o una parte di esso smette di funzionare bene. Cambiare la cultura del corpo per manager è fondamentale, per lavorare meglio, per vivere meglio, per essere migliori

La cultura dell’abitare in un corpo cui dai “attenzione” è stata persa man mano che il lavoro si è spostato sul piano intellettuale. Si crede, erroneamente, che un compito come essere manager sia un compito della mente, dimenticando che è un compito ampiamente dipendente dalle energie corporee a disposizione. Provate a dirigere con attenzione una riunione avendo mal di testa, e capirete immediatamente quanto questo sia vero. Vi è poi un altro capitolo, quello dell’effetto che ha un corpo forte e sano sull’auto-immagine. L’assertività e la pacatezza di un corpo sano e forte sono un connubio assoluto. La malattia o un corpo debole portano sempre con sè anche disturbi dell’umore, sino a vere e proprie distorsioni della personalità

 

La libertà del corpo è qualcosa che si conquista. Persino imparare a camminare, o a mangiare da soli, è una conquista e deve essere letteralmente “imparata”.

Se poi vogliamo essere liberi di correre o fare sport impegnativi, allora è davvero il caso che per ottenere questa libertà, mettiamo il corpo, il nostro corpo, al centro di un serio piano di allenamento, alimentazione, recupero, e lo trattiamo come macchina delicata, evitando di romperlo.

Qui diventa fondamentale distinguere tra stimoli allenanti (un buon allenamento, anche duro, e progressivamente impegnativo, fa bene) e stress inutili (intasarsi di smog, di stress relazionale, di climi tossici, non fa bene, mai).

La libertà corporea è condizionata dalle nostre credenze e abitudini sul funzionamento del corpo e del rapporto corpo-mente. Questo sfondo di conoscenze è spesso viziato da enormità di errori e informazioni dissonanti assorbite dalle fonti più disparate, riviste, media, amici, parenti.

Rispetto al corpo, esiste ogni tipo di atteggiamento e il suo contrario, per cui andiamo dai vegani che rifiutano ogni fonte di cibo legata agli animali (definendo il latte “sangue bianco”), ai fan delle proteine ad ogni pasto (mangio ogni cosa che abbia due occhi e un naso), dai fautori dello yoga del respiro ai praticanti di Mixed Martial Arts e dell’allenamento estremo. E non sto giudicando queste discipline, ne pratico parecchie. Ma è bene essere coscienti di cosa si fa con il proprio corpo e di quali effetti ne verranno.

Per cui, spendiamo tempo a curare la nostra macchina corporea, alleniamola, curiamola, diamogli attenzione. Ci ripagherà!

Mai dare per scontato niente. Un buon coach, deve verificare eventuali squilibri sul piano corporeo e biologico che impediscono all’individuo di avere un corpo libero, flessibile, sano, e uno stile di vita in cui il corpo va usato, gli va fatta manutenzione, va curato, e non solo abusato.

La libertà è anche alzarsi sulle proprie gambe e avere un corpo che ti porti dove vuoi e non ti faccia da ostacolo o palla al piede. E per quanto la vecchiaia, gli handicap, le malattie, non aiutino, l’attenzione al corpo e il lavoro allenante ha sempre una sua dignità, in qualsiasi condizione si sia.

Libertà mentale (psicoenergetica)

La libertà psicoenergetica riguarda il pieno possesso delle nostre energie mentali e facoltà mentali. Quali facoltà? Ne cito solo alcune tra le migliaia individuabili:

resilienza psicologica e resistenza allo stress;

forza emotiva e connessione alla fragilità emotiva;

  • capacità di percezione;
  • capacità propriocettive (percezione dei propri stati interni);
  • capacità di analisi;
  • capacità di isolamento mentale (concentrazione focalizzata);
  • capacità di concentrazione sul task/compito;
  • capacità di focalizzazione;
  • capacità di ricentrare le energie mentali;
  • capacità di rilassamento;
  • capacità di meditazione;
  • capacità emozionali (intelligenza emotiva);
  • capacità di distanziare l’ansia;
  • capacità relazionali (es.: empatiche e assertive).

Quando siamo in pieno possesso della motivazione, della volontà, dell’attenzione, delle facoltà di percezione, siamo molto più pronti ad essere liberi o a diventarlo. Siamo in grado di recepire i segnali corporei, e le atmosfere umane.

Siamo più in grado di capire cosa ci nutre, cosa ci intossica, e intervenire.

Il lavoro comprende il conoscere come funziona la propria motivazione ed energie mentali interiori; tocca la libertà dall’ansia, dalle paure immotivate e inutili.

Se non impariamo a filtrare i messaggi in ingresso, ad ancorarci a facoltà mentali con buona capacità di accedervi quando lo vogliamo, rischiamo di venire strattonati da ogni possibile persona che vuole influenzarci, vittime di ogni possibile gruppo o messaggio, sino ad ingolfare la mente ed entrare in dissonanza totale.

Libertà dalle “Emozioni parassite” e capacità di attivare una “Ginnastica delle Emozioni”

Lo scopo del metodo HPM sull’area psicoenergetica è che le emozioni siano vissute in armonia con i propri bisogni e desideri, e soprattutto che possano esserne un supporto, e non un peso.

Le emozioni che l’individuo vive però a volte sfuggono di mano, diventano zavorra, anziché aiutare, possono impedirgli di realizzare sogni, bisogni e desideri. Ad esempio, potresti sentirti triste seppure accanto ad una persona con cui invece vorresti essere, oppure invaso da pensieri negativi, introversione e tristezza ad una festa, una festa dove desideri socializzare. Potresti vivere un convegno interessante e ricco di possibili incontri e scoperte come una serie di fastidi e obblighi.

La tristezza viene vissuta nel momento sbagliato e porta il tempo verso un crescente isolamento, In questo caso, la tristezza diventa un’emozione parassita.

Le emozioni parassite si presentano spesso unite a svalutazione di sè, a pensieri del tipo “non valgo”, non merito, non sono all’altezza e altre ruminazioni mentali negative.

Nel metodo HPM ci occupiamo proprio di riconoscere e rimuovere questi stati, che non riguardano una “patologia” ma un bisogno di alfabetizzazione ai vissuti emotivi.

Le tecniche utilizzate vanno dall’Emotional Detection (riconoscere l’emozione, grazie ad un lavoro di “Focusing”), all’Emotional Labeling (saperla denominare), Emotional Refraiming (saper sostituire uno stato emotivo con pensieri alternativi e positivi), Emotional Communication (saper comunicare i propri stati emotivi e condividerli con le persone giuste e i momenti giusti per non lasciarli macerare dentro).

Tutto questo repertorio porta verso una “Ginnastica delle Emozioni”, di cui ho parlato già nel libro “Il Coraggio delle Emozioni”, e altro materiale verrà esposto in questo libro.

Libertà dei propri ruoli di vita

Vivere ha spesso l’obbligo sottostante di interpretare un ruolo. Medico, cantante, saldatore, giardiniere, studente di architettura, sportivo, padre, single, studente di scuola media, artista, leader, capitano, gregario. Sono tutti ruoli rispettabili.

Il punto è: quando viene il momento in cui tu decidi il tuo ruolo? E quanto sei in grado di far convivere tra di loro più ruoli? Es. essere padre senza rinunciare ad essere sportivo ed evitare di cedere allo stile “lavoro-stress-mangiare-divano-tv-pancia”?

Come fare per trovare forme di autoregolazione tali che il desiderio di carriera non distrugga la famiglia e te? Intanto sappiamo che è possibile. Secondo, sappiamo che è materia di Life Coaching: trovare equilibri di vita, sperimentare, provare e riprovare senza paura.

Questo ha a che fare con le conoscenze su come si forma un ruolo e sul funzionamento delle proprie competenze di ruolo; credenze su come “si fa carriera”, su cosa significa progredire, avanzare, trovare se stessi in un ruolo.

Per ogni ruolo, esiste quello che è bene conoscere e quello che puoi fare a meno di conoscere. E nella vita, i ruoli si susseguono, non sono statici, e non devono mai diventarlo. La libertà, è anche libertà di cambiare ruolo.

Occorre liberare le idee su quanto si possa o non si possa incidere attivamente sul proprio futuro, su dove esso è o non può essere diretto o bloccato.

In questo campo il coaching è fondamentale per assistere la persona nel dotarsi di competenze indispensabili per costruire il proprio futuro anziché lasciarlo in mano al destino o alle volontà di altri. Vivere la propria vita a pieno significa anche acquisire i saperi, saper fare, e saper essere, che lo rendono possibile. Vivere con gioia un ruolo è un forte stato di libertà.

Libertà di esprimersi nei dettagli

Possiamo decidere di andare in profondità nelle cose anziché starne solo alla superficie? Questa è una forma interessante di libertà. Una “micro-libertà”.

Riguarda la libertà di appassionarsi a cose che altri giudicano futili, es fare modellini di auto in miniatura, o bonsai, o curare un giardino.

Esiste un grado di abilità nei dettagli di esecuzione, i possibili miglioramenti di esecuzione rispetto ad attività che la persona compie e in cui vuole migliorarsi; ad esempio, un coaching sulla respirazione durante il gesto sportivo, o in campo manageriale, migliorare le tecniche di apertura di un public speaking, imparare a riconoscere le micro-espressioni. Un buon coach sa capire e far emergere quali sono i dettagli lavorabili che possono aumentare l’efficacia della persona.

Maggiore è la nostra padronanza nei dettagli di qualcosa che per noi è importante, maggiore è il senso di autoefficacia, potenza e libertà esecutiva.

Libertà progettuale

Essere liberi significa anche saper realizzare progetti.

Avere sogni che non si concretizzano mai e poi mai, non è vera libertà. Quando ve ne sono le condizioni, o impariamo a crearle, fare progetti diventa bellissimo e liberatorio. Un atto di espressività.

Dobbiamo quindi esaminare le nostre credenze sul tema della propria capacità progettuale, ampliamento della capacità di concretizzare un proprio progetto, tradurre un ideale in progetto.

Il coaching qui è veramente fondamentale per far passare un sogno da qualcosa di utopico ad un progetto realizzabile. Se sogno di dimagrire, un progetto concreto per dimagrire mi sarà di enorme aiuto, e qualcuno che mi segue diventa un mio compagno di viaggio. Se voglio esplorare i mercati asiatici, devo identificare gli step da compiere, e iniziare con step praticabili molto pratici. Non posso solo sognare di farlo.

La libertà di progetto è una “libertà pragmatica”, fatta di cose tangibili, di azione, di “chi fa cosa”, di gestione di risorse e dei tempi. Ma è creativa tanto quanto la pittura o la scultura. Così come la libertà di portare avanti un progetto “a modo nostro” senza dovere sempre seguire la tradizione.

Assagioli[3], un grandissimo scienziato Italiano vissuto negli USA, in un classico degli studi sul potere personale del “fare”, tuttora attualissimo, è ci parla dell’Atto di Volontà” come forma suprema di espressione umana. Bene, quando questo atto si concretizza e passa dal “voglio” al “lo faccio, ci provo”, abbiamo fatto grandi passi avanti.

Libertà di valori e libertà ideologica. Come queste diventano libertà nei comportamenti di tutti i giorni

La libertà della persona di assumere sistemi di valori che sente propri, di cambiarli.  Esaminare il sistema di valori ritenuti importanti nella vita, priorità tra valori e eventuali aspettative divergenti. Si tratta di un esame delle ideologie, dei “credo” valoriali, delle scelte di fondo che ci possono rendere un’attività soddisfazione o sacrificio. In cosa credi? Cosa è importante per te? Cosa da senso alla vita?

Questo tratto è il più difficile da far emergere, toccando le scelte esistenziali, il significato stesso dell’esistenza. Se però riusciamo a far emergere alcuni di questi elementi forti, essi possono costituire l’ancoraggio di qualsiasi motivazione al fare, al crescere al migliorarsi. Un faro che guida la persona nella nebbia e verso la libertà più vera.

I valori determinano comportamenti, in azienda e nel privato

Un valore vero si trasforma sempre in comportamento. In azienda, se un imprenditore crede veramente nel valore delle persone, fisserà un budget per la formazione, imprescindibile. Sul piano privato, se un tuo valore è mantenerti sano, un tuo comportamento sarà mangiare molta verdura e frutta, e fare ogni giorno attività fisica. Se non succede, siamo di fronte ad una dissonanza pesante. E la scusa “non ho tempo” regge poco, pochissimo.

Non parlo di diventare “santi”, parlo di diventare sinceri con se stessi e lavorare sulle dissonanze che troviamo, quando andiamo a scavare tra quello che facciamo realmente e i valori che possediamo e enunciamo essere nostri.

Non è un lavoro che fai per gli altri. Lo fai per te.

C’è gente che riesce ad allenarsi anche 10 minuti al giorno, in modo molto efficace, in stanza d’albergo prima di fare una doccia. Per diversi miei clienti che viaggiano molto ho sviluppato un circuito serio di 10 minuti con 10 esercizi diversi da fare in camera, a corpo libero, e con attrezzi quali il pavimento, le seggiole e niente altro, che vi garantisco che “fa”.

E questo vale per tutto. Se un tuo valore vero è la meritocrazia, ci sono comportamenti che ne derivano, molto concreti.

Ogni intervento di formazione o di coaching inerente il potenziale personale deve obbligatoriamente comprendere lo stato attuale delle credenze (sfondo memetico della persona) e la coerenza valori-comportamenti, rispetto alle aree su cui vuole intervenire.

Più specificamente, dovrà inoltre analizzare le credenze attive su specifici quadranti che riguardano la performance (sfondi memetici di dettaglio), rimuovere e modificare credenze dannose rispetto agli obiettivi di coaching, e costruire un quadro consonante rispetto agli obiettivi desiderati di crescita e sviluppo personale.

Come conseguenza, va ribadito che le azioni di coaching in profondità e di coaching analitico non si accontentano di cambiare il comportamento esteriore ma devono obbligatoriamente incidere sugli sfondi memetici, sulle credenze profonde delle persone, localizzando blocchi e limitazioni, e stimolando stili di pensiero positivi.

Il coaching agisce sulla “cultura personale”, non su psicopatologie, e quando investiamo sulla nostra cultura, quando una persona lavora su di sè, diventa più libera.

Non esiste investimento migliore. È probabile che la cultura dell’investire su di sè riguardi per ora un’elite di professionisti, di manager, di persone che non si accontentano di adagiarsi su un nido vecchio ma desiderano lavorare al proprio “nido interiore” e renderlo più accogliente sia per se che per gli altri. Questa, a mio parere, è una grande forma di libertà.

Life Coaching: Aumentare i “Gradi di libertà” fisici e mentali

Avrai sentito molte volte la frase “sii te stesso”.

Bella frase, ma quel “me stesso”, è veramente chi sono io, o è quello che è stato buttato dentro al mio frullatore mentale? Scoprire chi e cosa è veramente quel “me stesso” è un lavoro stupendo e sfidante per il coaching e il counseling.

Il nostro sistema mente-corpo è immerso in un oceano di messaggi, di informazioni, di sensazioni tattili, olfattive, gustative, di pensieri su cosa è giusto e sbagliato, sui “devi” e “non devi fare”, persino “cosa devi e non devi pensare, nella tua testa”, messaggi che lo plasmano sin dalla nascita.

Ci sono persone che vedono lontano e non hanno timore di esprimere il loro sogno, la loro visione. Alcune di queste visioni sono state considerate pazzie, altre sono diventate realtà e storia.

 

“Non solo la potenza atomica verrà sprigionata, ma un giorno imbriglieremo la salita e la discesa delle maree e imprigioneremo i raggi del sole.”

Thomas Edison

 

Edison, pensavano i suoi contemporanei, sognava. Oggi possiamo dire: anticipava.

Il timore crea prigioni. Alcune persone temono persino di farsi notare, di esistere, di dire qualsiasi cosa che qualcuno possa contraddire. Muoiono da vivi.

La libertà non è uno stato singolo, ma piuttosto una posizione tra un continuum tra due poli. Da un lato abbiamo la costrizione assoluta (fisica e mentale) e dall’altro lato la libera scelta assoluta (fisica e mentale). Ogni “grado di libertà” che possiamo e riusciamo a scalfire dalla costrizione aggiunge un tassello alla nostra libertà totale.

La formazione dei guerrieri Ninja passava attraverso fasi importanti di superamento delle paure. Queste paure erano viste come ombre che impedivano alle abilità di esprimersi. I Ninja consideravano il superamento delle paure attraverso formazione iniziatica.

Nelle iniziazioni e addestramenti venivano inseriti elementi di paura controllata, “in modo che l’ombra possa essere portata alla luce della mente dell’iniziato, che potrà così attraversare quella determinata paura. La paura è la porta più importante, perché senza lo slancio energetico che deriva dall’abbandono delle nostre paure ci sarà difficile proseguire nel nostro viaggio”[4].

Nelle pratiche di coaching esistono specifici esercizi, sia tradizionali (es, firewalking, seppure condotti da personaggi a volte discutibili) che innovativi. Personalmente, mi sono occupato di sviluppare alcuni esercizi speciali i quali attingono dalla mia esperienza trentennale nelle arti marziali, mentre altri nascono sulla base di esercizi psicodrammatici o comunicativi. Il fine ultimo è di crescere superando paure e generare slancio emotivo, senza con questo creare rischi fisici stupidi e inutili. Le stesse tecniche possono essere applicate nel counseling.

Possiamo dire che il coaching e il counseling siano due discipline che vogliono dire un grande “adesso basta!” all’essere plasmati a forza da ideologie esterne, da paure interne inutili, e cercano una via vera, più personale, depurata da ogni forma di falsità, consci persino che la libertà vera diventa un fine utopico ma senza quel fine ci sentiremmo morti. Queste discipline vogliono una vita più vera, più propria, più gestita con consapevolezza anziché in un sentimento di schiavitù.

E’ un approccio rivoluzionario di sommossa esistenziale e non armata ma che cambia, attimo dopo attimo, vita dopo vita, l’intero pianeta.

Non bastassero le informazioni esterne, siamo a nostra insaputa inondati da informazioni interne (enterocettive, provenienti dal corpo stesso), alle quali prestiamo scarsa attenzione se non adeguatamente allenati.

Alcune di queste sono deboli, sottili, ma importanti, ad esempio i segnali dello stress fisico e mentale, le posture, il respiro stesso.

Le tensioni muscolari latenti, croniche, dovute a stress mentale, sono un esempio classico di segnale “non ascoltato” che però porta a mal di testa, a mal di stomaco, a dolore fisico poi molto concreto, persino all’alterazione della nostra postura.

Sto dicendo, assolutamente, che il nostro corpo fa trasparire fuori come ci sentiamo dentro, e se impariamo a leggerlo e a leggerci, possiamo fare di noi stessi un grande laboratorio di crescita personale.

Imparare a leggere i segnali deboli e farli diventare segnali forti è un’arte che si apprende nel coaching e nel counseling corporeo.

Questi segnali sono così anestetizzati dalle nostre menti bombardate da rumore, che scopriamo che qualcosa non va solo quando ci troviamo al pronto soccorso.

Siamo persino sottoposti ad energie come onde elettromagnetiche (la luce solare è una), la forza di gravità e tantissime altre, sulle quali non riflettiamo più di tanto e ancora meno “sentiamo”, tranne quando, come il sole preso troppo, ti bruciano.

Esistono anche forze psicologiche, come i “calchi mentali” e le credenze più forti che abbiamo assorbito dalle famiglie e dalle persone con cui ci siamo rapportati. Sono forze che sono penetrate nella nostra testa tramite religioni, libri di testo, letture, televisioni, conversazioni, e tanto altro materiale dell’acquario comunicativo nel quale abbiamo respirato e nuotato sinora.

 

“Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere, metti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore. i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e soprattutto prova a rialzarti come ho fatto io.” Luigi Pirandello

 

Siamo in balia di forze tanto potenti e persistenti, che il fatto di metterle in discussione non passa nemmeno nella testa ai più. Qualche lamento si, qualche boffonchiamento si, ma niente di vero, niente di radicale. Anche nelle città dove l’economia fa schifo e le economie languono, anno dopo anno, i voti non cambiano più di tanto, gli stili di vita non cambiano più di tanto, e molti se potessero non cambierebbero proprio, resistendo al cambiamento fino a morire.

Zombie che camminano verso la bara.

Ma risvegliarsi in vita è possibile. Può accadere quando accade un incontro con una persona illuminata, o molto più spesso una crisi, un esaurimento fisico o nervoso, o un trauma, ti fanno capire che quel sistema di forze e di equilibri ora non regge più.

Non è più adatto per te. Poteva andare bene per chi l’ha sviluppato, nell’epoca in cui si è formato, ma non va bene per te, non ora, non qui. E tu te ne rendi conto e vuoi agire.

Coaching Umanistico

Siamo fatti per seguire la direzione mitica della nostra vita, per scoprire e poi intraprendere le più grandi imprese”

 Caroline Miss.

 

Il Coaching Umanistico vuole dare voce ad una pulsione di speranza, di forza, di azione, di vita vissuta a pieno.

Il Counseling Corporeo pone invece l’accento sugli intricati meccanismi che rendono il nostro corpo l’unico mezzo abilitante, il mezzo con cui poter, di fatto, accedere al mondo esterno, l’unico ponte della mente verso realtà.

Da questo ponte possiamo cogliere le “pietre preziose” che il nostro cosmo racchiude, quando riusciamo a sviluppare facoltà di percezione aumentata, il che significa che la nostra percezione deve essere (1) abilitata e (2) allenato a vedere queste pietre preziose.

Parliamo di “Abilitato” (enabled) in quanto alcune parti del nostro corpo, come la retina, devono esistere, materialmente, per cogliere fotoni, e quindi vedere, e questo solo per quanto riguarda la vista, ma per ogni fonte di senso e informazione. Ma qui non parliamo solo di una “abilitazione fisica”, bensì di allenare la nostra percezione a “vedere” di più e cogliere messaggi che ci sono, ma non percepisci semplicemente perché non li sai vedere.

La mente va anche “Allenata” (trained) perché in ogni secondo di “visione” entrano nel nostro cervello circa 20 Giga di dati, ma se nessuno ti ha mai insegnato a cogliere l’essenza e alcuni dettagli speciali, selezionando, di quei 20 giga non rimarrà altro che il nulla, o una visione sbiadita.

Peggio ancora non vedrai le “pietre preziose” che l’universo costantemente ci mette sotto gli occhi in un flusso costante di possibili meraviglie.

Solo passando attraverso un training specifico di percezione aumentata potrai vedere la realtà un pò più vera, un pò più vicina a quella che è.

Sarai, allora, un pò più libero.

 

[1] Massini, Fulvio (2008). Hard Run. I suggerimenti del coach per atleti d’alto livello. In: Runner’s World, gennaio 2008, p. 32.

[2] Per un esame completo del sistema HPM, vedi: Trevisani, Daniele (2009) “Il Potenziale Umano“, Franco Angeli, Milano; Trevisani, Daniele (2013) “Personal Energy” Franco Angeli, Milano.

[3] Assagioli, Roberto (1973). The Act of Will. Viking Press, NY. Trad it. L’atto di volontà, Roma, Astrolabio, 1977.

[4] Heaven, Ross (2006). The Spiritual Practices of the Ninja. Inner Traditions, Rochester. Trad it: 2008, Le Pratiche Spirituali dei Ninja. p. 43-44. Macroedizioni.

Finestre di sensazioni e ali per volare. Il lavoro sul Potenziale Personale

© Articolo di Daniele Trevisani, dal testo “Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance

Dalla perfezione impossibile ai segmenti di soddisfazione: capsule spaziotemporali, frames, sensation windows

Per accrescere il proprio potenziale bisogna apprendere nuove abilità, e si tratta spesso di abilità sottili, sfuggenti, impalpabili.

Imparare ad apprezzare le “capsule spaziotemporali” è una delle aree di apprendimento del metodo HPM, centrale sia nei piani di crescita personale, che nello sviluppo delle prestazioni.

Una capsula spaziotemporale è un segmento del tempo e dello spazio dotato di significato proprio. Può trattarsi di pochi minuti di un incontro, o del segmento di tempo di un allenamento, o di un qualsiasi brano di vita. La vita è piena di stupende “capsule” non viste.

In una capsula o frame (finestra, brano di esistenza) possono trovarsi esperienze meditative o fisiche, riflessive, o invece molto attive e dinamiche, valori e significati, da vivere soli o in compagnia.

I sensation seekers (cercatori di sensazioni) sono alla continua ricerca di capsule spaziotemporali positive e ne traggono energie.

La matematica non è opinione.

Se vivi 2 momenti positivi la mattina, 1 al pomeriggio, e 1 alla sera, avrai avuto 4 momenti positivi nella giornata, al di là del loro contenuto. Se questo si ripete per almeno 5 o 6 giorni, avrai una settimana in cui prevalgono sensazioni positive. Se invece nella giornata hai avuto 1 evento negativo la mattina, 1 il pomeriggio, il vuoto esistenziale la sera, e nessun momento positivo di ricarica, avremo una sequenza di giornate che scaricano.

Alla fine della settimana, del mese, dell’anno, e della vita, saremo sempre più scarichi e rintanati in un guscio sempre più stretto. Al punto di non aver nemmeno più la voglia di guardare fuori, o peggio, la forza di cercare.

Ancora una volta, stiamo attenti a non confondere le capacità di rilassamento (un fatto in sé positivo, da apprendere e coltivare) con stasi, apatia e abulia, la perdita di voglia di vivere.

Le capsule non sono pastiglie da digerire per “tirare avanti”, ma momenti dotati di significato in sé e per sé. Hanno valore per come attivano le nostre sensazioni ed emozioni, e non come anestetico di altro che non va. Se ne hanno la proprietà, non è comunque questa la loro funzione.

Una capsula per qualcuno può essere un momento di allenamento in palestra o sul campo, “sentendo” un’attività intensa o che piace, una cena, la scrittura, la lettura di una lettera, o di un passaggio che colpisce in un  libro, un momento di solitudine guardando il tramonto, una preghiera, un gioco, un dialogo profondo tra persone, o qualsiasi altro brano di vita dotato di significato proprio, persino uno sguardo.

Il semplice fatto che un momento di esperienza sia dotato di significati dovrebbe farci rizzare le antenne, visto che senza significati la vita muore e le energie mentali si annullano. Le capsule sono contenitori di significati.

Spesso si ricerca il senso compiuto all’interno della perfezione. Capsule di durata eterna, anziché di durata limitata e praticabile. Questa è una delle più grandi bestialità che un essere umano possa apprendere, e se gli capita di incamerare questo virus, farà bene a disfarsene prima possibile.

Il contrario è saper cogliere il dono limitato. Per dono limitato si intende nel metodo HMP una finestra di sensazioni (Sensation Window – SW), ad esempio la sensazione positiva che si prova quando siamo in presenza di persone che ci piacciono, in quel preciso momento, anche non potendo possedere illimitatamente il tutto, tutto il suo tempo, tutte le sue ore o minuti.

O ancora, la sensazione che può dare un allenamento, persino un brano di un allenamento (training experience), senza per forza dover vincere qualcosa, e dover diventare campioni per forza. Apprezzare il training, oltre che il risultato che ne può derivare, persino indipendentemente da esso, è una nuova forma di competenza.

Di fatto, siamo poco allenati a riconoscere e generare finestre di sensazioni positive, e ben allenati verso quelle negative. Questo produce danni psicologici e fisiologici.

Tra i fattori determinanti del lavoro sul potenziale umano: 1) far apprezzare alla persona i frames esperienziali di cui si compone un’esperienza allenante o formativa, 2) scoprire sensazioni nascoste anche nei momenti più piccoli o apparentemente insignificanti,  3) aumentare la capacità di cogliere, percepire e assaporare il fluire di sensazioni, 4) diminuire le passività e aumentare la capacità di costruire esperienze positive e di crescita.

Radicamento solido (grounding) e ali per volare

Le persone hanno bisogno di tante cose: cibo, acqua, amore, denaro oggetti, ma, ancora di più, hanno bisogno di radici su cui poggiare (grounding) e ali per volare, strumenti per raggiungere i propri scopi, sogni, aspirazioni, e non spegnersi.

Lavorare su entrambi i piani è il nostro credo fondamentale. È un lavoro diretto ad un potenziamento generale della persona, ad un suo radicamento solido, un ancoraggio su piattaforme salde, per poi poter guardare in alto.

È un rafforzamento indispensabile, necessità sulla quale non è bene chiudere gli occhi.

Questo bisogno è mosso da due grandi classi di motivi: (1) potenziarsi per il desiderio di raggiungere obiettivi che solo con energie elevate possiamo toccare, (2) sviluppare la resistenza esistenziale, saper incassare, farsi forti e assorbire i colpi che arrivano con forza, quanto più la vita si fa complessa e competitiva, e centrano l’individuo da ogni lato (fisico, psicologico, economico, esistenziale). Colpi a volte durissimi e imprevisti.

Gli unici a non subirli sono coloro i quali hanno abbandonato, sono protetti, o possono permettersi di non avere obiettivi. Anche per loro tuttavia, quando la situazione cambia, farsi trovare forti e preparati piuttosto che deboli e impreparati farà la differenza.

Per tutti gli altri, la giostra è aperta qui ed ora, non è possibile scendere, ma solo imparare a potenziarsi, capire cosa succede, prendere coscienza, smontare i meccanismi del gioco, prendere in mano qualche leva di comando, e governare il timone dell’imbarcazione che ci conduce.

Prepararsi e potenziarsi ha senso non solo peri l’oggi ma anche per un domani in cui vogliamo farci trovar pronti rispetto alle sfide che ancora non possiamo prevedere, l’imprevisto. E, come evidenzia l’umanista e scrittore francese Rabelais, verso il futuro è meglio essere preparati.

 

Bevo per la sete che è da venire

François Rabelais (1494-1553)

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© Articolo di Daniele Trevisani, dal testo “Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance

 

Team Leadership e Comunicazione Operativa: da “assembramenti” di persone a veri team, ne passa di strada

Ok fantastico, è uscito il libro “Team Leadership e Comunicazione Operativa“, basato su 11 anni di esperienza nella Formazione di Forze Speciali e Imprese.

Se lo passate al direttore HR, o interessa a Voi, sarà ed è il più gettonato del 2017 in tutta l’area della Formazione e anche del Coaching, perchè di “assembramenti” di persone sono piene le aziende, ma di veri Team c’è bisogno come l’aria – Qui l’indice del volume che corrisponde al programma del corso http://www.francoangeli.it/Area_PDFDemo/100.856_demo.pdf

Ricordo inoltre di iscriversi alla rivista online per avere sempre le notizie, aggiornamenti e articoli non appena escono. Qui il link http://eepurl.com/b727Pv

Oltre al pdf, offriamo uno strumento pratico per la localizzazione di cosa fare, tratto dal cap.2. : le 5 Zone Operative di un Team e la localizzazione dei segnali deboli

 

Le 5 zone operative di un team e la localizzazione dei segnali deboli

 

Esercizi di localizzazione per Team Leader

 

Zona 1 – Esistono attività condotte nella zona di noia, mediocrità o apatia, nei nostri collaboratori principali o nel team?

 

 

 

 

 

 

Segnali e indicatori (inclusi segnali deboli) cui possiamo prestare attenzione per capire se e quando le persone o il team operano in questa zona

 

 

 

 

 

 

Commenti e possibili azioni concrete di miglioramento

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Zona 2 – Quali sono alcune delle attività in cui possiamo accettare Medianità o Routine nei nostri collaboratori principali o nel team, senza che questa comprometta il lavoro del team stesso e la missione?

 

 

 

 

 

Segnali e indicatori (inclusi segnali deboli) cui possiamo prestare attenzione per capire se e quando le persone o il team operano in questa zona

 

 

 

 

 

 

 

Commenti e possibili azioni concrete di miglioramento

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Zona 3 – Quali sono alcune delle attività in cui è indispensabile chiedere maggiore qualità e dinamismo nei nostri collaboratori principali o nel team?

 

 

 

 

 

 

Segnali e indicatori (inclusi segnali deboli) cui possiamo prestare attenzione per capire se e quando le persone o il team operano in questa zona

 

 

 

 

 

 

 

Commenti e possibili azioni concrete di miglioramento

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Zona 4 – Quali sono alcune delle attività in cui è indispensabile chiedere l’Eccellenza Operativa, l’attenzione massima ai dettagli con contemporanea percezione dell’insieme?

 

 

 

 

 

 

Segnali e indicatori (inclusi segnali deboli) cui possiamo prestare attenzione per capire se e quando le persone o il team operano in questa zona

 

 

 

 

 

 

 

 

Commenti e possibili azioni concrete di miglioramento

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Zona 5 – Quali sono alcune delle attività che rischia di avvicinarsi alla maniacalità non necessaria, o aree in cui viene profusa troppa energia e attenzione rispetto alla reale importanza del compito?

 

 

 

 

 

 

 

Segnali e indicatori (inclusi segnali deboli) cui possiamo prestare attenzione per capire se e quando le persone o il team operano in questa zona

 

 

 

 

 

 

 

Commenti e possibili azioni concrete di miglioramento

 

 

 

 

 

 

Materiale copyright, utilizzabile solo con citazione della fonte: Trevisani, Daniele (2016). Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Milano, Franco Angeli editore

 

Strumenti per il coaching e la crescita personale. Secondo Audiolibro AREA 51

Testo estratto dalla sezione dedicata sul sito di Area 51 da cui si può visualizzare il programma:

sessioni di coaching, strumenti per il coaching e la crescita personale, secondo audiolibro di daniele trevisani

Questo programma audio costituisce una vera e propria sessione di coaching guidata da Daniele Trevisani, coach internazionale, esperto di comunicazione e formatore.
Le sessioni di coaching di Daniele Trevisani, frutto di oltre venti anni di ricerca, sono rivolte a tutti, grazie a un linguaggio semplice e diretto.
In particolare questa sessione contiene stimoli e strumenti operativi per la tua crescita personale, suggerimenti utili e approfondimenti essenziali per coach, counselor, insegnanti e team leader. Con questa sessione avrai una cassetta degli attrezzi fondamentali per la costruzione del tuo percorso di avanzamento, per vincere la paura del cambiamento ed esprimere al massimo il tuo potenziale.

. 1 ora e 30 minuti di sessione
. 7 tracce mp3 di audio
. strumenti, esercizi e indicazioni pratiche da ascoltare e applicare

Oltre all’audio il programma contiene

. Indice della sessione con abstract dei singoli capitoli
. Sintesi della sessione in elegante pdf
. Sintesi delle metodologie proposte e dei personaggi citati nella sessione
. Bibliografia di approfondimento con testi essenziali per la tua crescita personale
. Biografia e contatti dell’autore Daniele Trevisani
. Il modello HPM dell’autore Daniele Trevisani
. Allegato esclusivo e inedito sulla Memetica
. Allegato esclusivo e inedito sull’energia degli archetipi
. Allegato esclusivo e inedito sul modello per il potenziale umano
. + 6 extra bonus (audio + pdf)

I contenuti bonus

Rilassamento muscolare progressivo  

Questa tecnica, mettendo progressivamente in tensione diversi gruppi muscolari in tutto il corpo per poi distenderli, rilassa la tua mente e il tuo corpo e ti aiuta a rilasciare ansia, insonnia, stress.
. 1 traccia audio mp3
. 16 minuti di ascolto
. 23 pagine ebook pdf

Respirazione per il successo 

Il fine della tecnica è “ripulirti” di stress e fatica e rinvigorirti dopo una sessione stressante di lavoro o pesante di studio, oppure prima di un incontro o un evento importante.
. 2 tracce audio mp3
. 14 minuti di ascolto
. 19 pagine ebook pdf
Gli extra bonsu contenuti:

Visualizzazione degli organi del corpo  

In questo esercizio visualizzerai un organo del tuo corpo, e attiverai le tue risorse mentali per “trasformarlo” in senso positivo.
. 2 traccia audio mp3
. 15 minuti di ascolto
. 20 pagine ebook pdf

Mindfulness sul flow  

Il Flow è la sensazione di totale appagamento che proviamo quando siamo completamente assorbiti in quello che facciamo.
. 5 tracce audio mp3
. 57 minuti di ascolto
. 26 pagine ebook pdf

Conoscere la Bioenergetica   

La Bioenergetica è una particolare forma di psicoterapia sviluppata da Alexander Lowen, allievo di Wilhelm Reich, primo studioso e ispiratore delle terapie centrate sul corpo.
. 4 tracce audio mp3
. 42 minuti di ascolto
. 27 pagine ebook pdf

Strategie per il tuo benessere    

Strategie alimentari e fitness: è la combinazione unica e innovativa che ti propone questo libro ricchissimo di consigli pratici per raggiungere il tuo peso corporeo ideale e mantenerlo nel tempo.
. 10 tracce audio mp3
. 1 ora e 17 minuti di ascolto
. 52 pagine ebook pdf

L’autore

Daniele Trevisani – http://www.studiotrevisani.it – è autore, formatore senior, coach e counselor. Laureato con il massimo dei voti in DAMS Comunicazione con una tesi in Comunicazione Interculturale presso l’Università di Bologna, ha  conseguito il Master annuale in Marketing Internazionale IFOA e svolto altre specializzazioni e studi, tra i quali Master of Arts in Mass Communication presso la University of Florida.Ha conseguito il primo premio Fulbright (Governo USA) assegnato per la ricerca nelle Scienze della Comunicazione.
È tra i principali esperti europei in formazione e comunicazione, continuità d’impresa e ricambio generazionale, sviluppo potenziale umano e coaching. 
Abbina alle attività di imprenditore nella formazione aziendale un’esperienza di oltre venticinque anni nel coaching sportivo di agonisti, di team, squadre e atleti. Ha seguito cinque campioni mondiali, due campioni intercontinentali e varie squadre agonistiche di sport come kickboxing, boxe e arti marziali.
Èinoltre formatore per il Ministero della Difesa e la NATO dove si occupa di temi di psicologia, leadership, comunicazione. Èconsulente italiano di riferimento per diverse società internazionali e formatore presso le Forze Speciali dell’Esercito Italiano.
È autore di dodici libri in italiano tra cui si annovera il bestseller “Psicologia di marketing e Comunicazione” e il recente “Team Leadership e Comunicazione Operativa“. I suoi volumi sono attualmente tradotti in 5 lingue.