Master in Coaching

Un’ottima iniziativa per la crescita personale e per conoscere meglio la psicologia, la comunicazione, la leadership

Dr. Daniele Trevisani - Formazione Aziendale, Ricerca, Coaching

Master in Coaching, ed. 2

…al via la seconda edizione a Montegrotto Terme (PD) dopo il successo della prima. Iniziano inoltre i preparativi per l’edizione di Milano

Fissate le date per il nuovo ciclo del Master in Coaching & Mental Training accreditato Sicool, aperto a chiunque sia alla ricerca di un percorso serio sul coaching, psicologia, comunicazione, crescita personale:

master 2013-05-25-1929

Date del 2013

28/29 Settembre
26/27 Ottobre
23/24 Novembre
20/21/22 Dicembre

Date del 2014

25/26 Gennaio
22/23 Febbraio
28/29/30 Marzo
foto fraunhofer dan
lorenzo in aulaIl Master si svolge 1 weekend al mese, si articola attraverso Seminari Tematici (Master Lecture speciali), lezioni su temi di psicologia, comunicazione, crescita personale, lavoro d’aula in sottogruppi, lavori individuali, produzioni di materiali e ricerche. Prevede inoltre fasi di apprendimento sul tema delle emozioni e bioenergetica con esercizi di Training mentale.
2013-05-26-1934Unicità della sessione di Montegrotto Terme: esercizi in acqua. Oltre ad uno staff di 4 docenti Senior, l’ambiente…

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Credere

(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

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Credere nelle proprie risorse significa cercarle come si cerca un tesoro.

Credere nella possibilità stessa di potenziarle, è una delle principali strade per nobilitare il senso del vivere.

Un percorso di crescita personale si può applicare a diversi livelli:

·         a chi è alla ricerca di prestazioni, professionali, sportive, umane, e vuole arrivare fino in fondo, vuole scoprire “dove può arrivare”.

·         a chi ama la ricerca, come fine nobile dell’essere umano,

·         a chi non si sente soddisfatto, e vuole cercare una strada verso un miglioramento, verso una vita più piena, metaforicamente, una strada verso la luce,

·         a chi (apparentemente) non soffre ma intuisce che esistano altri modi, migliori, di vivere,

·         a chi ha silenziato il proprio sistema di comunicazione interna a tal punto da non porsi più nemmeno domande,

·         a chi è appagato, ma vuole esplorare ancora.

“A volte il vincitore é semplicemente un sognatore che non ha mai mollato.”
(Jim Morrison)

Quindi…. provate a sognare come vorreste essere e diventare, poi lavorateci ogni giorno, i miracoli si costruiscono!

Fughiamo subito, in partenza, il fatto che questo libro parli solo di questioni negative, di patologie, ansia e depressione, o sia uno dei tanti ricettari con le “10 regole magiche per…”. Questo libro parla di crescita personale, da qualsiasi posizione si parta.

Un viaggio di crescita personale ha senso per chi vive una condizione di benessere totale, usando questo stato come condizione dalla quale poter osservare ancora oltre. Quando affiniamo la vista, possiamo trovare un orizzonte ricco di miriadi di possibilità.

Ha senso anche per chi sperimenta la sofferenza, fisica o emotiva, condizione in cui anche solo lo stare “un po’ meglio” vale oro.

La crescita personale può toccare un campo specifico (es, sport o lavoro), il mondo materiale, o in un senso molto più lato, il fronte spirituale.

È il denominatore comune ciò che conta: il rifiuto di una condizione data e bloccata, alimentare il fuoco sacro della passione, la lotta verso la luce, e una maggiore libertà esistenziale.

Credere che migliorare sia possibile e non abbattersi. Questo è il segreto.

La coscienza di sé è la possibilità di interrogarsi e trovare le chiavi per uscire dalla prigione di ciò che la tua cultura ha deciso siano i limiti della tua esplorazione.

(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

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Il progresso personale

(c) Daniele Trevisani, anteprima dal volume Self Power (Franco Angeli editore)

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Progredire significa andare verso uno stato di maggiore auto-realizzazione.

Molte persone che millantano il successo l’hanno confuso con il possesso materiale. Avere una “barca” sula quale caricare amici e amiche a pagamento, che ti gireranno le spalle non appena il tuo conto in banca smetterà di permetterti di darti arie da snob. Ti sembra questo il progresso personale?

Molte pubblicità che vedi ti offrono una sua specifica visione del progresso, spesso legata al farti possedere un disperato bisogno di una categoria di prodotto senza la quale il tuo valore umano si azzera. Ma vuoi crederci veramente? E’ ora di adottarne una tutta nostra, smettere di dare ascolto a queste voci malate.

Volersi bene e rispettarsi è un modo per progredire. Alimentare i propri bisogni dal materiale verso l’immateriale è un modo per progredire, senza rinnegare ipocritamente le esigenze materiali.

Gli studi più significativi e pionieristici cui si può fare riferimento quelli della Psicologia Umanistica, con Carl Rogers[1] come protagonista indiscusso. Come sostiene Rogers, in Client-Centered Therapy[2], siamo vittima di un progressivo distacco tra le nostre sensazioni interne e quello che facciamo della nostra vita, che spesso porta ad un senso di “disadattamento”.

E quante volte sentiamo una “voce” dirci che “così non va”, una “spia rossa” accendersi, ma magari non riusciamo a collegarla a motivi esatti, e speriamo che se ne vada? Se non riusciamo a trasformare un disagio in azione efficace, non se ne andrà. Alcuni anestetizzano questa voce con alcool, droghe, farmaci, o altri anestetici benefici come lo sport.

Ok, ma l’essenza della domanda rimane li, inesplorata.

La Psicologia Umanistica ci invita invece ad ascoltarla, e fare della nostra vita un cantiere di crescita personale.

Il progresso personale o di un’impresa si arresta per il semplice fatto di non sapere bene a quali variabili guardare, e su quali focalizzarsi, la perdita di senso è un acido corrosivo per l’anima.

Si perdono di vista gli indicatori di un miglioramento vero, e si accettano quelli ingurgitati dai valori massificati, o trasmessi dalla cultura commerciale, dai media, dai sistemi culturali cui si appartiene, che non sono sempre buoni e giusti, e tantomeno perfetti.

Iniziano ad agitarsi voci interiori… a livello subconscio… Non ho l’ultimo modello di telefono quindi non valgo. Non sono come la modella della rivista quindi non valgo. E altre simili. Andiamo dal “la mia casa o auto è più piccola di quella del vicino“… sino ad arrivare a non essere il Presidente della Repubblica o delle Nazioni Unite e quindi non valere.

Riprendere in mano i riferimenti è operazione fondamentale.


[1] Rogers, C. R. (2000) La terapia centrata sul cliente, Firenze, Psycho. Rogers, C. R. (1983) Un modo di essere, Firenze, Psycho.

Rogers, C. R. (1971) “Psicoterapia di consultazione”, Roma, Astrolabio-Ubaldini,

Rogers, C. R.; Kinget, G. M. (1970) Psicoterapia e relazioni umane. Teoria e pratica della terapia non direttiva, Torino, Bollati Boringhieri.

[2]  Rogers, C. (1951), Client-Centered Therapy, Houghton Mifflin, Boston, MA. Vedi anche

Ikemi, A. (2005), Carl Rogers and Eugene Gendlin on the Bodily Felt Sense: What they share and where they differ, Person-Centered and Experiential Psychotherapies, Vol. 4, No. 1.

(c) Daniele Trevisani, anteprima dal volume Self Power in costruzione (Franco Angeli editore)

La dignità dell’uomo è riflettere su ciò che fa. Anche in azienda. La differenza tra Socrate e le Pietre Aziendali, tra chi cerca il senso è chi spreca ossigeno.

(c) Articolo di Daniele Trevisani, anteprima dal volume Self Power, Franco Angeli, 2014.

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Caro manager, vorrei dirti che… anzi, ti scrivo…

Caro manager. Primo: sul futuro che lasciamo ai nostri figli non si scherza. Secondo. Cosa stai facendo tu per questo futuro? Terzo: ti hanno mai formato per pensare con lucidità e coscienza, o solo addestrato per eseguire?

Dimmi il nome dell’ultimo corso che hai fatto per favore, dimmi quanto in questo corso aveva a che fare con il pensare più lucidamente. Forza! Dimmelo.

Sei in difficoltà a ricordarlo? Non preoccuparti, non hai tutta la colpa, c’è qualcun’altro, che si chiama Risorse Umane, il fantomatico “Personale” o per darsi arie, HR (Human Resources) che dovrebbe fare questo tutto il giorno, ogni santo giorno, anzichè fare il burocrate, l’amministrativo, o le buste paga (quelle si possono far fare a qualsiasi ragioniere). E dovrebbe lottare con la proprietà per avere le risorse per farlo. E dovrebbe lottare con le “pietre aziendali” cui queste cose non interessano, e sbatterli furi dall’azienda come un pallone si libera dalla zavorra per salire in alto.

La tua azienda vuole meritarsi l’ossigeno che respira, tu voi avere un senso nella tua vita anche in una giornata lavorativa? Allora iniziamo a pensare.

E cerchiamo il potere e la forza morale per combattere contro le pietre e i dinosauri d’azienda.

Se qualcuno ti chiedesse cosa ti differenza da una pietra, penso che la risposta migliore sarebbe “io penso”.

Ma puoi dire lo stesso rispetto ad un cane? No. Anche i cani pensano, e anche bene.

Allora serve un altro tipo di risposta: “io rifletto su chi sono, su cosa sono, su quello che faccio, e cerco di capire l’universo, e me stesso”.

Se tu fornissi questa risposta all’interno della tua azienda ti guarderebbero con sospetto. Ma chi sei, Socrate? Magari ci fossero tanti Socrate in azienda, tanti Leonardo da Vinci, tanti filosofi e pensatori. Avremmo aziende geniali.

La realtà sarebbe ribaltata. Allora dico ai pochi che in azienda pensano: Sei tu che devi guardare con sospetto loro.

Sono “loro” che devono vergognarsi come cani se non pensano, anzi come qualcosa che striscia, perché un cane ha una sua dignità.

Se uno non si chiede che ruolo ha il suo agire in un contesto più ampio, come fare del suo lavoro qualcosa di utile, è completamente fuori dal mondo. E’ una pietra aziendale. Sta sprecando persino l’ossigeno che respira.

E non sta dando un contributo alla sua azienda. La sta affossando.

La ricerca di un senso profondo della missione è l’unica cosa che fa la differenza tra manager che aprono nuove strade e manager che copiano o che fanno chiudere le aziende.

Attenzione… cerco di… significa prestarsi volontariamente ad un’autoriflessione profonda.

Ciò che da dignità all’uomo, nonostante le sue enormi debolezze e fragilità, è il pensiero, un pensiero enciclopedico e riflessivo, non limitato ad un campo specialistico (solo ingegneristico o tecnico), ma la possibilità stessa di riflettere su chi è e cosa sta facendo.

Per cui se facciamo questa domanda ad un Direttore Commerciale, immediatamente viene fuori il tema di quali siano i Target Audience cui comunicare, quali  siano dei bisogni scoperti o sui quali si può creare del valore. Se lo chiediamo ad un formatore, “qual’è il senso di questa giornata formativa” si misura in “come vorrei che le persone uscissero da qui” soprattutto come allargamento della coscienza dell’ambiente in cui si muovono e di come loro stessi si muovono, e come ri-tararsi per essere migliori. Se questo non fosse così, non possiamo mai parlare di formazione che amplia la capacità di ragionamento, ma di addestramento meccanico.

La coscienza che si allarga e si espande, è una delle peculiarità più evidenti in chi ha dato contributi veri, in chi ha sviluppato prestazioni e potenziale personale elevato.

L’uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante.

Non c’è bisogno che tutto l’universo s’armi per schiacciarlo: un vapore, una goccia d’acqua basta a ucciderlo.

Ma, anche se l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe ancor più nobile di chi lo uccide, perché sa di morire e conosce la superiorità dell’universo su di lui; l’universo invece non ne sa niente.

Tutta la nostra dignità consiste dunque nel pensiero.

E’ con questo che dobbiamo nobilitarci e non già con lo spazio e il tempo che potremmo riempire. Studiamoci dunque di pensare bene: questo è il principio della morale.

Blaise Pascal, “Pensieri”

Si tratta di un pensiero umanistico diventato quasi utopia in un’era di superspecializzazione, un’epoca in cui ciascuno si chiude e rintana in un piccolo campo del sapere.

La visione enciclopedica rimane per noi fondamentale. In caso contrario, più che di coaching sul potenziale umano dovremmo parlare di addestramento su abilità esecutive, due cose estremamente diverse.

Sul piano scientifico viene a galla subito un collegamento forte tra il livello di avanzamento del potenziale individuale (dove si colloca l’individuo in una scala di sviluppo personale), e il rapporto con le proprie ambizioni, che verranno considerate, impossibili, difficili, o invece tentabili e da perseguire.

In questa visione di un essere umano che decide liberamente di esprimersi, di andare avanti, di non fermarsi, di lavorare per migliorare se stesso e gli altri, si colloca già un grande lavoro di psicologia delle performance: la focalizzazione degli scopi (focusing) e l’analisi del funzionamento (ottimale o meno) di se stessi, e dei vari sistemi umani e organizzativi.

A questa analisi sull’uomo si unisce il tema delle performance o prestazioni, un concetto connesso alla sfida applicata, es: gare sportive, correre, saltare, giocare in squadra, e risultati aziendali: es:, sviluppare nuovi prodotti e servizi, entrare in un nuovo mercato con successo, vendere, innovare, costruire un team aziendale efficace, concretizzare un’idea, creare lavoro.

Ragionare sul potenziale umano pone altre domande profonde, non solo tecniche, domande che ci aspettano, cui non fa bene sfuggire.

Tra queste: Chi sono? Cosa sto facendo? Cosa voglio ottenere? Cosa mi soddisfa davvero? Sono felice? Se no, perché? E cosa mi gratifica? Dove posso arrivare? Dove è importante canalizzare le mie energie? Per fare cosa?

E sul lavoro o nello studio, mi sento realizzato, sto facendo qualcosa di utile, di importante? Ci credo? Dove sono ora nel mio viaggio di vita? Che contributi all’umanità posso dare, seppure nella mia limitatezza? Che prestazioni vorrei dare a me e agli altri? Quanto ho sviluppato del mio potenziale?

Chi non si pone mai domande su di se probabilmente andando avanti sarà costretto a porsele, o verrà stimolato a riflettervi, e questo è bene.

Se invece una persona vuole fare da “pietra aziendale”, che vada a consumare ossigeno da altra parte, che lasci il posto a qualcuno che si pone finalmente domande e cerca risposte. Perchè – lo  ripeto – sul futuro che lasciamo ai nostri figli non si scherza.

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(c) Articolo di Daniele Trevisani, anteprima dal volume Self Power, Franco Angeli, 2014.

un nuovo Rinascimento

(c) Anteprima dal volume Self Power, di Daniele Trevisani

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Le nostre azioni devono costruire un nuovo Rinascimento.

E’ necessario trovare e costruire le condizioni che rendono possibile la crescita, e quindi i percorsi e i metodi.

Su quali punti agire quindi per raggiungere il potenziale? È naturale concludere che la performance, i risultati, le prestazioni che ognuno di noi riesce a dare nella vita, nella società, nello sport, o persino verso se stessi come unici referenti e giudici (performance autorealizzative) siano condizionate dal livello di potenziale raggiunto.

Non è possibile chiedere ad un motore di dare prestazioni elevate e a lungo (pur se il suo potenziale è elevato) se il suo stato di manutenzione è pessimo.

Se la base genetica è un dato di fatto, esiste comunque una enorme mole di possibilità di lavoro che ogni persona può svolgere per modificare la potenza e performance del proprio corpo, del pensiero, dell’azione, dei suoi progetti.

Un training olistico deve toccare tutti i principali aspetti della crescita umana. Il corpo si può potenziare, una malattia si può sfidare, una vita si può cambiare.

Rimanere con i piedi per terra significa prendere atto del bisogno di crederee, del bisogno di integrare aree solo apparentemente lontane, quali il funzionamento biologico, le energie mentali, le competenze personali, la vision e i goal, il benessere e le e condizioni necessarie al raggiungimento di obiettivi personali.  Se credi che sia possibile, troverai le energie per impegnarti.

E i risultati arriveranno.

Non lasciate che vi rubino i sogni. Seguite il vostro cuore, accada quel che accada.

J. Canfield

(c) Anteprima dal volume Self Power, di Daniele Trevisani

Sul vincere…

Vincere… Qualcuno pensa ai soldi, ma non vince mai… allora pensiamoci bene..

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Vinco tutte le volte che riesco a vedere meglio cosa voglio fare nella vita, o fisso un prossimo piccolissimo passo del mio cammino di crescita personale.
Vinco tutte le volte che riesco ad aiutare qualcuno.
Vinco tutte le volte in cui trovo un modo diverso e nuovo di allenarmi nonostante la mia età e condizione fisica, qualsiasi essa sia.
Vinco quando mi rilasso.
Vinco quando amo davvero, una persona, un concetto, un’idea.
Vinco quando penso per il bene di tutta l’umanità anziché il mio solo bene.
Vinco quando penso in modo diverso rispetto a quanto la massa si aspetta da me, smetto di seguire il gregge, e apro un nuovo sentiero inesplorato.
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Daniele Trevisani, dal libro Self Power in costruzione

Anteprima in pdf scaricabile del volume Self Power, e riflessioni estive

Dedicare un mese di vacanza a terminare un libro è una scelta che costa, ma intanto posso dire che qualcosa sia quasi pronto.. eccolo qui

  • Self-Power 02 cap 1 draft (pdf scaricabile, capitolo 1 del libro in costruzione), alcune riflessioni d’agosto sulla liberta, la liberazione del nostro potenziale, e la ricerca di una vita degna di essere vissuta

E’ il primo capitolo di quello che aspira ad essere un libro per chi ama… per chi lotta, per chi vuole combattere nella vita… per qualcosa di giusto. Per chiunque ami la Crescita Personale, la Comunicazione, il Coaching, la Psicologia, e la ricerca, ma anche… Per chiunque ami Sognare (con la S maiuscola, quella dei Sogni che aprono la mente).

Cercare il comune denominatore tra le mie esperienze come coach di Campioni Mondiali di Arti Marziali e di Combattimento, e la formazione in azienda, sembra quasi impossibile, eppure trovo sempre la stessa similitudine: chi lavora su se stesso bene, fa più strada persino di chi ha doti genetiche o eredità non guadagnate col proprio sudore.

Spero questo libro possa aiutare tanti, e ringrazio i tanti che personalmente o online mi hanno dato feedback e supporto morale, e quelli che vorranno farlo. Come dice Madre Teresa di Calcutta,

Quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano.

ma se non ci fosse quella goccia, all’oceano mancherebbe.

Io ci credo molto. Tante piccole gocce, tanti piccoli contributi, ogni giorno, possono cambiare il mondo e migliorare riguarda anche noi stessi.

Avrò cura e piacere di inserire e ringraziare i nomi di chi vorrà in tutta libertà fare commenti o dare un feedback, nei ringraziamenti del libro, compatibilmente con il poco spazio datomi dall’editore per questo, ma la sola possibilità di pensare che chi legge ne tragga qualcosa, mi gratifica e soprattutto il pensiero che possa essere utile mi da l’energia per farlo.

 Nessuno può pretendere di modificare le vite, e trovo persino assurdo il pensiero del tipo “ti resetto e ti riprogrammo” che alcuni formatori/coach con una certa arroganza pretendono di mandare come messaggio. Il mio desiderio è quello di lasciare una traccia secondo questa frase che trovo molto utile.

“Insegnerai a Volare, ma non voleranno il Tuo Volo.
Insegnerai a Sognare, ma non sogneranno il Tuo Sogno.
Insegnerai a Vivere, ma non vivranno la Tua Vita.
Ma in ogni Volo, in ogni Sogno e in ogni Vita,
rimarrà per sempre l’impronta dell’ insegnamento ricevuto.”

Madre Teresa di Calcutta

Chiunque trovi utile dare contributi, suggerimenti, o commenti, li leggerò con piacere… e chi desidera ricevere i prossimi capitoli quando pronti, mi contatti, mi farò solo piacere…  la mia email è visibile nel profilo a questo link

Profilo e contatti dott. Daniele Trevisani

Un saluto estivo pieno di energie e un augurio che questi giorni donino energie positive, per un futuro migliore, per chiunque tu ami!

Daniele

I limoni

Copyright Daniele Trevisani, anteprima dal volume Self Power, Franco Angeli editore, in costruzione.

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Le società occidentali hanno adottato con grande fervore la “cultura dei risultati”, la crescita senza limiti, la vittoria ad ogni costo (nello sport, sui mercati, nella vita), senza adottare una adeguata “cultura delle persone”.

Il risultato può essere solo una grande frustrazione e delusione. Persone che danno il massimo di sé, per essere poi spremute come limoni da ingranaggi di organizzazioni per le quali potresti morire domani se solo fossi sostituibile. Se sei un limone, tieniti un pò di succo, non si sa mai…

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Copyright Daniele Trevisani, anteprima dal volume Self Power, Franco Angeli editore, in costruzione.

Fare Grounding

Prendersi cura del proprio destino. Il Grounding spirituale e il Grounding corporeo

Copyright Daniele Trevisani, anteprima dal volume Self Power, Franco Angeli editore, in costruzione.

Cura le tue parole che diventeranno le tue azioni.
Cura le tue azioni che diventeranno le tue abitudini.
Cura le tue abitudini che diventeranno il tuo carattere.
Cura il tuo carattere che diventerà il tuo destino.
Quello che pensiamo diventiamo.

Lao Tzu

Fare Grounding (da Ground: suolo) significa cercare un senso di radicamento forte, un ancoraggio, una “robustezza” di sé nelle proprie radici.

Un albero forte ha Grounding – ha radici solide che lo terranno ancorato e stabile – anche se dovesse passare un uragano. Un albero con poco Grounding, per bella che sia la sua chioma, è in balia del primo vento che lo sradicherà.

Lo stesso vale per gli uomini.

Essere Grounded significa sentirsi solidi e radicati nel proprio terreno d’azione e padroni del proprio territorio psicologico.

Il grounding permette di ancorarsi ad un senso di robustezza della causa e degli ideali verso i quali si lavora (grounding superiore o spirituale) e ad un senso di radicamento in se stessi, nel proprio corpo, e nella propria coscienza (grounding inferiore o corporeo).

Fare Grounding dei risultati richiede ancoraggi, un forte lavoro di sviluppo e formazione, rimuovendo ogni atteggiamento banalizzante (es, “tanto non conta niente”, “tanto il destino è segnato”, e altre frasi del genere), stare alla larga dal pensiero di ricorrere alla fortuna o casualità, di cercare “furbizie” o astuzie improvvisate. Questo vale in ogni campo.

Chi vi propone soldi facili non ha grounding.

Chi vi propone vittorie facili senza preparazione non ha grounding.

Un combattente può anche vincere con un colpo fortunato, ma senza Grounding (uno stile di vita serio e da atleta) non avrà carriera lunga.

In azienda, un manager può anche “azzeccare” una scelta (“avere culo”, senza mezzi termini), o peggio avere le spalle politicamente coperte ed essere intoccabile, e quindi fare carriera, ma di questa carriera non ha merito, i suoi risultati non hanno grounding, non sono riproducibili senza quegli aiuti, non li possiamo ricondurre al lavoro e al merito della persona stessa.

Non sono contribuzione personale.

Serve quindi un lavoro “centrato sulla persona” e sulla sua crescita, un approccio che gli psicologi umanistici chiamano Rogersiano[1] (da Carl Rogers, psicologo umanistico sviluppatore della Client-Centered Therapy, una metodologia di sviluppo di matrice psicoterapeutica ma dalle implicazioni molto importanti anche al di fuori della terapia).

Per guardare avanti è indispensabile tornare all’antico, alle “accademie” in cui si forgiavano le professioni, alle “botteghe” in cui si apprendeva l’arte, alle “palestre” di professionalità, al sudore che diventa sacro quando speso per cause nobili.


[1]. Vedi bibliografia per le opere dell’autore alla voce Rogers. Carl.

Copyright Daniele Trevisani, anteprima dal volume Self Power, Franco Angeli editore, in costruzione.