Principi su cui riflettere

Imparare a comunicare (...anche da adulti)k1215635063as3u12157289  u14207095u13172784    

I 18 principi del Dalai Lama

1) Tieni sempre conto del fatto che un grande amore e dei grandi risultati comportano un grande rischio.
2) Quando perdi, non perdere la lezione.
3) Segui sempre le 3 “R”: Rispetto per te stesso, Rispetto per gli altri, Responsabilità per le tue azioni.
4) Ricorda che non ottenere quel che si vuole può essere talvolta un meraviglioso colpo di fortuna.
5) Impara le regole, affinché tu possa infrangerle in modo appropriato.
6) Non permettere che una piccola disputa danneggi una grande amicizia.
7) Quando ti accorgi di aver commesso un errore, fai immediatamente qualcosa per correggerlo.
8) Trascorri un po’ di tempo da solo ogni giorno.
9) Apri le braccia al cambiamento, ma non lasciar andare i tuoi valori.
10) Ricorda che talvolta il silenzio è la migliore risposta.
11) Vivi una buona, onorevole vita, di modo che, quando ci ripenserai da vecchio, potrai godertela una seconda volta.
12) Un’atmosfera amorevole nella tua casa dev’essere il fondamento della tua vita.
13) Quando ti trovi in disaccordo con le persone a te care, affronta soltanto il problema attuale, senza tirare in ballo il passato.
14) Condividi la tua conoscenza. E’ un modo di raggiungere l’immortalità.
15) Sii gentile con la Terra.
16) Almeno una volta l’anno, vai in un posto dove non sei mai stato prima.
17) Ricorda che il miglior rapporto è quello in cui ci si ama di più di quanto si abbia bisogno l’uno dell’altro.
18) Giudica il tuo successo in relazione a ciò a cui hai dovuto rinunciare per ottenerlo.

Coraggio e determinazione

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Ci vuol coraggio, ci vuole determinazione, ci vuole fantasia, ma le possibilità ci sono. Non è che tutte le porte sono chiuse, che il mondo è già tutto sprangato e i posti sono già presi dagli altri. Ma per nulla! Io trovo che la cosa più bella che un giovane possa fare è di inventarsi un lavoro che corrisponde ai suoi talenti, alle sue aspirazioni, alla sua gioia, e senza quella arrendevolezza che sembra così necessaria per sopravvivere. “Ah ma io non posso perché..” Tutti possono. Ma capisci quello che dico? Bisogna inventarselo! Ed è possibile, possibile, possibile.

Tiziano Terzani (1938 – 2004)

Credere

(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

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Credere nelle proprie risorse significa cercarle come si cerca un tesoro.

Credere nella possibilità stessa di potenziarle, è una delle principali strade per nobilitare il senso del vivere.

Un percorso di crescita personale si può applicare a diversi livelli:

  • a chi è alla ricerca di prestazioni, professionali, sportive, umane, e vuole arrivare fino in fondo, vuole scoprire “dove può arrivare”.
  • a chi ama la ricerca, come fine nobile dell’essere umano,
  • a chi non si sente soddisfatto, e vuole cercare una strada verso un miglioramento, verso una vita più piena, metaforicamente, una strada verso la luce,
  • a chi (apparentemente) non soffre ma intuisce che esistano altri modi, migliori, di vivere,
  • a chi ha silenziato il proprio sistema di comunicazione interna a tal punto da non porsi più nemmeno domande,
  • a chi è appagato, ma vuole esplorare ancora.

“A volte il vincitore é semplicemente un sognatore che non ha mai mollato.”
(Jim Morrison)

Quindi…. provate a sognare come vorreste essere e diventare, poi lavorateci ogni giorno, i miracoli si costruiscono!

Fughiamo subito, in partenza, il fatto che questo libro parli solo di questioni negative, di patologie, ansia e depressione, o sia uno dei tanti ricettari con le “10 regole magiche per…”. Questo libro parla di crescita personale, da qualsiasi posizione si parta.

Un viaggio di crescita personale ha senso per chi vive una condizione di benessere totale, usando questo stato come condizione dalla quale poter osservare ancora oltre. Quando affiniamo la vista, possiamo trovare un orizzonte ricco di miriadi di possibilità.

Ha senso anche per chi sperimenta la sofferenza, fisica o emotiva, condizione in cui anche solo lo stare “un po’ meglio” vale oro.

La crescita personale può toccare un campo specifico (es, sport o lavoro), il mondo materiale, o in un senso molto più lato, il fronte spirituale.

È il denominatore comune ciò che conta: il rifiuto di una condizione data e bloccata, alimentare il fuoco sacro della passione, la lotta verso la luce, e una maggiore libertà esistenziale.

Credere che migliorare sia possibile e non abbattersi. Questo è il segreto.

La coscienza di sé è la possibilità di interrogarsi e trovare le chiavi per uscire dalla prigione di ciò che la tua cultura ha deciso siano i limiti della tua esplorazione.

Tu puoi sognare

Decidiamo subito qualcosa. Tu puoi esplorare. Tu puoi lottare.

Se senti che vorresti correre ma non riesci, partiamo con una buona notizia: la colla che ti avvinghia può essere sciolta, sia essa l’ignoranza, la tristezza, la noia, andando verso qualsiasi cosa ci dia energia e passione, una battaglia per una causa, un progetto, o un momento di vita.

Se senti che ha già ottenuto molto, ma ti chiedi se si possa osare oltre, abbiamo un’altra buona notizia. Questo “oltre” è talmente vasto, che non basterebbero dieci vite per esplorarlo, quindi, abbiamo ampie praterie da cavalcare.

È la voglia del risveglio contro la stasi, la voglia di volare verso una vita più alta, passata ad agire, impegnarsi attivamente per accrescere qualcosa di tanto intangibile come la nostra coscienza. L’impegno che si immette in questo percorso di crescita personale ha un proprio valore e una sacralità.

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(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

Quante cose non ci hanno mai detto…

Una caratteristica comune ai pantheon tantrici è la coppia (yamala): ogni dio è compagno di una dea, per esempio Śiva con Pārvatī, o anche con Durgā o Umā; Viṣṇu con Lakṣmī; Bhairava con Tripurasundarī; Kṛṣṇa con Rādhā; eccetera. Anche nelle tradizioni śākta, dove è la Dea a essere considerata Essere Supremo (per esempio Kālī o Kubjikā), pur se meno appariscente, è presente la divinità maschile, quasi sempre Śiva.[120]

Una rappresentazione moderna di Śiva e Pārvatī, Bangalore, India

La coppia divina è in realtà, specie nelle dottrine moniste del Kashimir, intesa come l’unica divinità suprema, vista nei due aspetti trascendente (il maschile) e immanente (il femminile). La Śakti, il polo femminile, altro non è se non la potenza del Dio[121], il suo aspetto immanente, la forza vivificante che opera nel mondo.[120] Śakti è presente nell’essere umano come kuṇḍalinī, energia quiescente, che l’individuo può risvegliare e utilizzare per fini spirituali. Śakti è presente in ogni donna, nel senso che ogni donna è ritenuta rappresentare e possedere naturalmente l’energia divina. Da ciò deriva il posto in un certo senso privilegiato che la donna occupa nelle tradizioni tantriche, cosa che non è possibile riscontrare nel brahmanesimo. Di più, secondo la tradizione vaiṣṇava del Sahajiyā (tuttora seguita nel Bengala presso i Bāul), e l’uomo e la donna sono ritenuti rappresentazioni concrete della coppia divina, in questo caso Kṛṣṇa e Rādhā, e l’unione sessuale ritualizzata è mezzo per il raggiungimento del samādhi.[122]

…..

Così si esprime Abhinavagupta a proposito dell’unione:

« La fusione, quella della coppia Śiva e Śakti, è l’energia della felicità, da cui emana tutto l’universo: realtà al di là del supremo e del non-supremo, essa è chiamata Dea, essenza e Cuore [glorioso]: è l’emissione, il Signore Supremo. »
(Abhinavagupta, Tantrāloka III, 68-69; citato in Lilian Silburn, La Kuṇḍalinī o l’energia del profondo, trad. di Francesco Sferra, Adelphi, 1997, p. 45)

Partire, partire senza preoccuparsi se arrivare o meno…

spa18… a volte si sente il bisogno di partire, di partire per partire, partire senza bisogno di sapere se arriveremo o meno, il bisogno di partire va ascoltato… non sappiamo dove arriveremo, ma il solo fatto di partire fa aprire un sorriso (Daniele Trevisani)

Da ogni minuscolo germoglio nasce un albero con molte fronde.
Ogni fortezza si erige con la posa della prima pietra.
Ogni viaggio comincia con un solo passo.
– Lao Tzu

Una cosa alla volta… e al giusto livello. Due segreti del benessere fisico, mentale e professionale

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(C) Copyright. Dal volume Il Potenziale Umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance. Franco Angeli editore.

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Due grandi nemici del benessere psicologico per chi lavora, ma anche per chi studia o semplicemente vive un brano di vita quotidiana:

  1. il multitasking: cercare di fare bene 2 cose alla volta (o più)
  2. la maniacalità ossessiva nella perfezione, invece della ricerca di un’azione di eccellenza.

Entriamo in questi temi con maggiore dettaglio:

Multitasking, il nemico nascosto. Ritrovare la capacità di concentrazione, creare slot psicotemporali dedicati, cercare lo stato di flusso (flow)

Vivere in multitasking (distribuire l’attenzione contemporaneamente su più fronti) riduce le energie mentali e non consente di assorbire energie positive dagli eventi.

Il multitasking è possibile solo su compiti estremamente semplici, ma anche in questo caso l’effetto sulle energie mentali è drenante. Per incrementare le performance è ottimale vivere le esperienze in slot temporali separati.

Uno dei temi principali per lo sviluppo energetico tramite la via pedagogica è la riduzione del multitasking: diminuire l’impegno contemporaneo su più fronti.

Le società industriali e post-industriali spingono le persone sempre più verso il multitasking, e persino alcuni corsi mal impostati di time-management e sviluppo personale arrivano al punto di proporre metodi per fare più cose contemporaneamente. Niente di più sbagliato. Il cervello umano, al contrario del computer, non lavora bene su più compiti. Può farlo, ma lavorando in modo disarmonico e dispersivo.

Mangiare mentre si legge un giornale, si guarda la tv e si cerca di avere una conversazione con i familiari è un esempio classico di multitasking in cui: (1) non si apprezzerà il cibo realmente, (2) non si leggerà il giornale se non in modo disattento, e (3) si avrà una conversazione familiare di livello estremamente superficiale. Questo produrrà litigi dovuti ai momenti di non ascolto reciproco che tale situazione produce. Non vi sarà quindi alcuna efficacia della conversazione.

Una delle capacità più critiche per le performance è quella di ripulirsi dall’eccesso di attività, riconoscere le dispersioni, concentrarsi su poche cose significative, fare pulizia nella propria vita delle cose inutili e dispersive.

 

Ogni giorno qualcosa di meno, non qualcosa di più:

sbarazzati di ciò che non è essenziale.

Bruce Lee

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Il secondo aspetto su cui riflettere è la pretesa da se stessi di prestazioni assurde, oltre il limite della tenuta fisica e mentale. Chiunque vuole dare prestazioni elevatissime sa bene quanto sia fondamentale saper recuperare, saper staccare, non cercare la manicalità inutile ma l’eccellenza e la qualità, che sono due concetti molto diversi. Su questo tema ogni persona deve imparare a distinguere cosa significa

  1. fare le cose con noia o lavorare con noia
  2. fare le cose abitualmente, non cercare mai di migliorarsi
  3. fare le cose bene
  4. fare cose eccellenti ed eccezionali
  5. assillarsi sulla perfezione assoluta per il gusto stesso della perfezione (autolesione), sprecare il tempo in dettagli magari inutili, senza avere visione d’insieme

Il punto 3 e il punto 4 sono la via del benessere. Ogni altro punto genera solo danni a se stessi e agli altri.

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(C) dott. Daniele Trevisani, Copyright. Dal volume Il Potenziale Umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance. Franco Angeli editore.

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La lotta infinita… Quando la personalità resiste al cambiamento anche quando è positivo. Il concetto della “peste emozionale”

mixed-martial562506_401668416523965_951272047_nsol(C) dott. Daniele Trevisani, elaborato dall’autore con modifiche dal volume Regie di Cambiamento. Approcci integrati alle risorse umane, allo sviluppo personale e organizzativo, e al coaching. Franco Angeli editore

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Sarà capitato a tutti di dare un suggerimento ovvio, banale, ragionevole, quasi scontato, ad una persona, nel suo interesse, e vedersi opporre un netto rifiuto.

Ad esempio: “non mettere 2 bustine di zucchero nel caffè se vuoi dimagrire”, oppure “l’azienda deve premiare di più la meritocrazia e meno le parentele e la politica”.

Tutti ragionamenti orientati al bene. Ma spesso falliscono. Perchè? Ci sono molte spiegazioni. Ne esaminiamo qui una delle tante.

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Un aspetto essenziale delle resistenze al cambiamento viene dal fatto che i cambiamenti

nella propria comunicazione, nel modo di pensare o di agire, vengono etichettati come

attacchi al proprio carattere, e si infrangono contro la “corazza caratteriale”.

La reazione di difesa è stata evidenziata già dagli albori della psicologia. Tra i pionieri,

Reich compie una analisi accurata della “peste emozionale” intesa come biopatia cronica

dell’organismo, in cui la repressione degli istinti porta alla difficoltà di convivenza sociale,

disagi della personalità, devianze (sadismo e criminalità), movimenti assolutistici

(inquisizione, nazismo). L’individuo appestato emozionalmente “zoppica caratterialmente”,

e tuttavia, secondo Reich,

la peste emozionale è più vicina alla nevrosi del carattere, che a una malattia cardiaca organica, ma

alla lunga può generare il cancro o malattie cardiache. Essa viene alimentata, come la nevrosi del

carattere, da pulsioni secondarie. Essa si distingue dai difetti fisici per il fatto che è una funzione del

carattere e che come tale viene violentemente difesa.

Una delle azioni più importanti di una regia di cambiamento sta nel creare spazi e

condizioni affinché le variazioni proposte non vengano “lette” come attacchi personali

in chi li deve attuare, o come “attacchi al carattere fini a se stessi”, ma come azioni di

liberazione, la scarcerazione da tratti di personalità o di comportamento dannosi alla

persona o al sistema.

La liberazione richiede il riconoscimento di stati patologici la dove prima si vedeva la

normalità, e al contrario la rivalutazione di comportamenti e atteggiamenti prima non

osservati o trascurati. Questo vale anche per il “pensiero dominante” che vige in una

organizzazione in un certo periodo di tempo.

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(C) Dal volume Regie di Cambiamento. Approcci integrati alle risorse umane, allo sviluppo personale e organizzativo, e al coaching. Franco Angeli editore

Rivista CR n. 1-2013 Formazione e Comunicazione, Psicologia e Strategia, Benessere e Crescita Personale

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Speciale: Servizio Cerca Libri

Il “Trovalibri“. Rimane, visto il grande interesse, il form di ricerca sull’intero catalogo di IBS, per tema o autore (clic sull’immagine per aprire la pagina di ricerca)

Nuovi materiali: schede gratuite dal cap. 1 del volume”Personal Energy“, Franco Angeli editore, novità 2013

Benessere

Relazioni umane e professionali

daniele-massacarrara-conferenza-stati-umorali

Articoli precedenti

Articoli di Strategic Selling

Top Articoli  e Risorse per la Crescita Personale e Potenziale Umano

Formazione e Leadership dei Team

Articoli di Strategia

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Crescita Personale, articoli in evidenza: i post più letti del semestre

Articoli: Area Marketing & Sales

Una serie di articoli che derivano dalla cultura delle Arti Marziali ma parlano a chiunque sia alla ricerca del miglioramento di sè e degli altri

Redazione a cura di Medialab Research

Contatti con il Direttore e Curatore, dott. Daniele Trevisani:

  1. Sito web Studio Trevisani Coaching, Potenziale Umano e  Formazione contenente indirizzo email
  2. Facebook –  http://www.facebook.com/dr.daniele.trevisani
  3. Linkedin: http://www.linkedin.com/in/danieletrevisani
  4. Pagina dedicata http://www.facebook.com/humanpotentialcoaching

Redazione a cura di Medialab Research

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Scambi di valore per relazioni che funzionano

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Pensare ai rapporti tra persone o aziende come scambio di valore

(C) Dal volume “Competitività Aziendale, Personale, Organizzativa“, Franco Angeli editore, Milano

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Cosa esiste in comune tra un dono di perle che avviene in tribù polinesiane, un gossip[1] tra dirigenti di multinazionali, e la promessa di modificare un articolo di una legge in cambio di appoggio elettorale? Molto, in realtà: alla base di ciascuno di questi comportamenti (e di ogni azione di mercato) si colloca il meccanismo dello scambio di valori. Capire le leggi dello scambio significa divenire estremamente competitivi. Capire anche che molti processi di scambio sono tribali (regolati da lotte, clan, faide, alleanze, odi e amicizie) è una necessità ulteriore.

L’antropologia economica ha iniziato ad occuparsi da tempo dei meccanismi di scambio, dalle società primitive sino alle società contemporanee[2]. Da queste analisi nascono importantissime riflessioni, per il metodo ALM, sulle regole dei mercati per lo sviluppo competitivo. Ad esempio, la constatazione che i beni di prestigio non possono essere scambiati con beni di consumo e viceversa[3], pena la rottura dell’intero ordinamento sociale, porta a riflettere sul concetto di reciprocità e di tipologia di scambio tra impresa ed impresa, impresa e consumatore, impresa e media, impresa e politica, ecc.

La reciprocità percepita assume una rilevanza particolare nell’analisi del valore. Valore d’uso e valore di scambio sono infatti concetti asimmetrici: il valore d’uso si riferisce ad un valore pratico per il fruitore, il valore di scambio si riferisce al potere evocativo del bene. Per l’uomo, ad esempio l’aria ha un valore d’uso elevatissimo, ma nullo valore di scambio in situazioni normali, mentre un collier di diamanti avrà basso valore d’uso pratico ma elevato valore simbolico e di scambio.

Nel metodo ALM è possibile categorizzare gli scambi sulla base del livello di equità e della tipologia di prestazioni: avremo quindi scambi  paralleli (entità della stessa natura, es: merce contro merce) e scambi obliqui (in cui circolano valori diversificati, es: merce contro denaro, favori contro desistenze, informazioni contro potere, azioni per non azioni, tempo per denaro), scambi equi e scambi diseguali.

L’incrocio tra le due classi genera 4 tipi di relazione:

  • 1 – relazioni eque parallele: il livello di scambi è equo e omogeneo (es: scambi di favori con scambi di favori di eguale portata);
  • 2 – relazioni eque oblique: i flussi di valore sono multipli (beni, denaro, informazioni, favori) e i due soggetti dello scambio realizzano entrambi vantaggio in misura consistente; il livello di scambi è equo ma circolano valori di diversa natura (es: un pagamento soddisfacente di denaro per ripagare un favore);
  • 3 – relazioni diseguali parallele: (es: scambi di merce in cui un soggetto percepisca uno svantaggio);
  • 4 – relazioni diseguali oblique (es: un favore o un impegno elevato vengono pagate con denaro o altro bene ma in misura insufficiente): i flussi di valori sono multipli ma una parte ottiene decisamente più vantaggio dell’altra.

Tramite questo monologo interiore, cercheremo di dare voce ad alcuni meccanismi valutativi di scambio (da un caso reale colto in interviste): «Quei maledetti della xxxx sono proprio dei… però non abbiamo scelta, o stiamo con loro o siamo tagliati fuori. Infatti quando ci chiedono quale macchina utilizziamo, cosa vuoi che gli si dica, che utilizziamo un formato che nessuno conosce? No. Poi c’è un’ignoranza in giro, e alla fine ci conviene così. Non possiamo farci niente. Moriranno anche loro prima o poi. Ma il bello è che noi gli portiamo un sacco di clienti, e li paghiamo anche per farlo. È assurdo, ma oggi non abbiamo scelta».

In questo caso, lo scambio diseguale e non parallelo consiste nella erogazione di denaro e nel portare nuovi clienti, in cambio del poter utilizzare un marchio, e della possibilità di non essere isolati dal sistema vigente in un certo mercato. Questo scambio dimostra come il valore sia in realtà spesso nascosto in elementi non presenti nei depliants pubblicitari, ma in utilità immateriali difficilmente esprimibili, (es. ti fornisco un valore definibile “uscire dall’isolamento in cui ti trovi” o “poter dire ad altri che usi il mio marchio, poter spendere il mio nome”) che tuttavia costituiscono il movente del pagamento. La creazione del valore segue strade spesso poco ufficiali. Ad esempio, il valore delle “entrature” personali, il capitale di relazioni sviluppato da un individuo, permette a chi ne dispone di sviluppare una competitività differenziale, una competitività puramente relazionale, che può costituire oggetto di scambio seppure intangibile.

Diviene centrale a questo punto comprendere cosa genera il valore in uno scambio, e quindi analizzare le dinamiche della psicologia del valore.

Il punto focale della crescita competitiva è, per l’offerente, identificare i tipi di merce, favore o prestazione che costituiscono un bene prezioso per l’interlocutore, determinando  un vantaggio competitivo nella transazione.

Un esempio nel marketing sportivo: costituisce “bene prezioso” per il frequentatore di un centro fitness il manubrio di ferro in sé o la possibilità di socializzare con persone gradevoli del sesso opposto, o magari fare nuove amicizie? Nel 90% dei casi la seconda ipotesi è la soluzione. Quindi sarà possibile aumentare valore d’offerta attraverso momenti di socializzazione (spazi interni dedicati, eventi, cene, vacanze, discoteca) e creazione di un ambiente interno positivo.

Per quanto riguarda il valore di una singola disciplina sportiva, invece, esso sarà tanto maggiore quanto più riesce a fornire flussi di valore ricercati senza appesantirsi di controindicazioni. Discipline come l’aerobica hanno saputo creare successo unendo musica a salute. Esistono target diversi per cui lo sport deve essere “duro e puro” (kickboxing, arti marziali), con componenti di fatica e sofferenza, che sottopongono il praticante a prove di coraggio, con componenti di rischio e di “estremo”. E tuttavia, essi offrono ciò che il target in quel momento sta cercando.

In generale, analizzare i bisogni dei diversi target e offrire risposte diversificate è uno degli ingredienti principali del successo competitivo. Il principio ALM è quindi individuabile nel seguente:

Principio 11 – Identificazione dei bisogni e eterovalore

  • Determina vantaggio competitivo la superiore capacità di comprendere ciò che vale per l’interlocutore, cosa per esso costituisca un bene prezioso.
  • Inoltre costituisce vantaggio competitivo la comprensione di come questi aspetti variano, anche con differenze sottili, tra i diversi soggetti con cui si interfaccia l’impresa.
  • La determinazione di eterovalore richiede lo sviluppo di adeguate tecniche di analisi, introspezione e ascolto attivo dei target transazionali (gruppi,  individui o organizzazioni con cui l’impresa pratica o a cui l’impresa intende proporre transazioni).
  • Nella creazione di valore per il cliente, è necessaria l’analisi preventiva di cosa costituisca valore per il fruitore e utilizzatore, al fine di realizzare una progettazione che inglobi le necessità del destinatario, avvicinando l’offerta al “prodotto ideale”.

[1] Chiacchiericcio, parlare di questioni riservate che riguardano altri, confabulare.

[2] Contributi pionieristici su queste aree sono stati dati da diversi antropologi: Malinowsky sui tipi di scambio praticati dagli abitanti delle isole Trobriand nel Pacifico, Mauss sul dono e sul sacrificio, Firth tra il 1929 e il 1946 nello studio dei comportamenti economici dei Maori e altre tribù, Polany (1957 e 1966) sui rapporti tra economia e organizzazione sociale, e quindi dal suo allievo Dalton sulle relazioni tra famiglie, clan, parentele e regole/comportamenti di mercato. Dalton in particolare ha analizzato alcuni tipi particolari di scambio in cui è assente la motivazione di profitto immediato: lo scambio dei beni di prestigio e lo scambio dei beni di consumo (Tullio-Altan, 1983).

[3] Tullio-Altan (1983).

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(C) Dal volume “Competitività Aziendale, Personale, Organizzativa“, Franco Angeli editore, Milano

L’urlo delle tue voci migliori. Ascoltale (…e lascia perdere il resto)

energie mentalibioenergetica-meditazione-corporeaEntrare in palestra o nel Dojo con lo spirito giusto

(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

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Se è vero che siamo in viaggio, sorge una domanda. Cosa vorresti dire di aver fatto al termine di questo viaggio?

In altre parole, quando arriverà un giorno in cui ti guarderai indietro, cosa vorresti vedere? Cosa ti farà sentire pieno di onore? E non parlo dell’”avere” materiale, ma di quanto hai tentato di fare.

  • L’idea stessa del “tentare” di fare viene bloccata dal fatto di ascoltare le voci sbagliate che ti demoralizzano, invece di ascoltare le tue voci interiori che ti dicono che si può provare.
  • Esiste la vita ed esiste il rischio. I due vanno assieme.

Accettare un rischio ragionevole è parte di ogni vita vera.

Non parlo di buttarsi da un grattacielo per vedere cosa succede. Quello è da idioti. Parlo del rischio associato ad avviare un impresa. Del rischio insito nel mettere al mondo dei figli e cercare di farli crescere, quando sarà ora.

Del rischio associato al tentare una vita e una carriera che di cui essere orgoglioso, anziché seguire la via della paura e della auto-castrazione.

Fare quello che altri vogliono da te, seguire quelle voci se non le senti tue, non ha senso. Prova ad ascoltare le tue voci nel silenzio di un alba, di un tramonto, accanto ad un lago o sulla cima di una montagna. Urleranno.

La maggior parte delle persone vive al buio. Il buio di una mancanza di orientamento, il buio di un senso della vita labile, smarrito, confuso.

Il buio della non conoscenza di chi potresti essere se solo riuscissimo a spezzare le catene. Quali catene? Ce ne sono tante. Tutti ne abbiamo.

Ne cito solo alcune: la catena della cultura di appartenenza che ti dice cosa mangiare e cosa non mangiare, come vestirti e come non vestirti, cosa è bene pensare e cosa non è bene pensare.

Nasci in una cultura che ti offre preconfezionata una religione, un gruppo etnico nel quale identificarti, e persino dei “cattivi” da odiare. Poi ci pensi bene, e ti accorgi che molti cattivi non lo sono (basta guardare ai primi film sugli Indiani d’America contro i Cowboy, in cui gli indiani erano dipinti come i cattivi e i Cowboy come gli eroi, grande bugia storica).

Piano piano scopri che molti, tra i buoni, sono dall’altra parte del pianeta e non li conosci nemmeno. E scopri anche che la “bontà” non si concretizza necessariamente in persone fisiche, ma in modi di pensare, e a volte te ne accorgi troppo tardi.

La catena dell’auto-castrazione fa il resto: pensare di non avere “il fisico” o “la testa” per fare certe cose, o ascoltare le persone che ti demoralizzano o non credono in te, impedisce persino di iniziare a darsi delle possibilità.

Ascolta le tue voci migliori. Lascia perdere il resto.

Serve uno scatto di orgoglio. Iniziare a pensare che lo puoi fare. Puoi lavorarci sopra. Puoi allenare il corpo e la mente. Puoi guadagnarti le capacità e competenze per potenziare il fisico e fare tanto per allenare la mente.

Essere deboli non è utile a nessuno. Anni di diseducazione hanno confuso la pace con la debolezza, la cortesia con l’accettazione dei soprusi.

Grande falsità.

La forza, se direzionata verso fini e cause importanti come la difesa dei deboli, la formazione e l’educazione, è un valore.

Finché abbiamo il tempo, finché abbiamo questo dono, finché la natura ce lo permette, usiamo questo privilegio raro.

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(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

Il potere generativo della forza e del coraggio

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(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

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In una battaglia, chi vorresti al tuo fianco?

Bene… quella persona devi diventare tu.

 (Daniele Trevisani)

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L’energia e la forza hanno un potere enorme: creano.

La forza, nelle sue mille manifestazioni – fisica, mentale, progettuale – genera. Può creare un mondo migliore. Così come la sua assenza uccide.

L’energia personale trasuda da persone minute come Madre Teresa di Calcutta, così come da atleti fisicamente potenti che trovano lo spirito per salire sul ring, resistere a colpi massacranti e controbattere.

La troviamo in chi si dedica agli altri, a ricercare, ad esplorare l’universo o la mente. La troviamo in chi si impegna nell’aiutare gli altri.

Ogni giorno in cui ci dedichiamo energie alla nostra crescita spirituale, fisica, mentale, è un omaggio alla vita. La nostra forza aumenta.

E ogni volta che ne facciamo buon uso, qualcuno in cielo ringrazia.

Anche una pianta o un insetto sono immersi in questo viaggio chiamato vita, ma, a differenza di noi, non possono riflettere su di sé o sul senso da dare al viaggio. Se sia meglio o peggio per loro, non lo sappiamo. Ci sono pro e contro. Per quanto mi riguarda, dato che questa occasione che mi viene data una sola volta, voglio sfruttarla. E so che per lottare serve forza, quantomeno, forza di spirito.

Se ci è data una “possibilità” di farlo, non la dobbiamo sprecare.

È una possibilità che non tutti sfruttano: sviluppare piena autocoscienza su chi sei, chiedersi che significato ha il tuo esistere. Che valore hanno le tue azioni. Giorno dopo giorno.

In altre parole, la volontà di dare senso al tuo viaggio.

Per rendere positivo il viaggio ci sono tante cose da imparare. Alcune facili, alcune difficili. Credo sia bene imparare partendo dalle piccole cose.

Ad esempio, alzarsi la mattina. Alzarsi e sentire la “sacralità” del fatto di essere vivi non è solo un vago sentimento, ma è una competenza – una precisa competenza  o abilità mentale- qualcosa che quindi possiamo apprendere, possiamo sviluppare. Anche solo questa micro-competenza ci offre la grande possibilità di dare un “colore” del tutto particolare all’inizio di un giorno, vada come vada il resto della giornata. E se applichiamo questo atteggiamento all’intera vita, ne potranno emergere grandi cose.

Il gesto quotidiano dell’alzarsi con il quale iniziamo a rendere omaggio ad un viaggio che a noi è stato permesso, e a tanti è stato negato.

Di questo omaggio, la vita, dobbiamo essere fieri.

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(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore