La corteccia prefrontale sinistra e il misterioso effetto delle Arti Marziali e degli Sport di Combattimento


Di Daniele Trevisani www.studiotrevisani.it – Fulbright Scholar, esperto in Potenziale Umano, Psicologia e Formazione per le Arti Marziali e di Combattimento. Sensei 8° Dan Sistema Daoshi, Gruppo Facebook Praticanti di Arti Marziali e Sport di Combattimento in Italia. E’ possibile copiare e incollare questo articolo nei propri siti o blog o in ricerche o volumi,  mantenendo il riferimento all’autore e al sito www.studiotrevisani.it

© Daniele Trevisani. Articolo elaborato dall’autore, con modifiche, dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Milano. Approfondimenti del volume originario sono disponibili anche al link www.studiotrevisani.it/hpm2

Una zona speciale della nostra mente, e un dono speciale in chi pratica Arti Marziali e Sport di Combattimento

Sabato pomeriggio d’estate, sul mare Adriatico. Sole. Improvvisamente, arrivano nuvole nere e cupe, veloci, ma tutti continuano a giocare a beach tennis, o farsi un gelato. Torno verso la spiaggia a prendere una maglia. In un attimo, un vento di circa 80 km/h inizia a far volare tutto, sabbia oggetti (che mi diranno successivamente essere stata una tromba d’aria).

La cosa che mi impressiona, mi stupisce, di me stesso, è la lucidità che mi rimane dentro. La gente dattorno urla, corre, io semplicemente osservo ciò che accade, valuto lo stato di pericolo, controllo gli oggetti attorno a me che potrebbero arrivare in rotta di collisione con il mio corpo. Mi stupisco di me stesso perchè non sono nè un eroe nè uno che vuole fare il furbo. E’ solo che sento la stessa lucidità di quando faccio sparring, so di dover rimanere cosciente,  e continuo a rispondere ai pericoli con la strategia che meglio riesco a generare in quel momento e che le mie forze mi permettono di concretizzare.

In quegli istanti nella tempesta, è come se la realtà dattorno fosse stata al rallentatore. La cosa più incredibile è che, mentre tutte le persone scappavano e urlavano, il momento di pericolo quasi mi dava divertimento. Questo “stare nel pericolo” è un’abilità che solo chi pratica arti marziali o sport di combattimento coltiva come forma precisa e cosciente di allenamento e divertimento, e questo allenamento ti può aiutare a schivare cose che volano, magari aiutare chi è caduto a risollevarsi mentre correva cercando di mettersi al sicuro nello stabilimento balneare.

E forse un giorno potrebbe aiutarti in tante altre situazioni. Per questo dobbiamo allenare la mente, e non solo il corpo, a rimanere vigile e serena in condizioni che per altri sarebbero davvero difficili da gestire. Ci tengo a precisare che non siamo esseri superiori, siamo solo allenati. Ma questo è un dono che deve farci riflettere sul valore di quello che facciamo.

Lo ripeto. Non sono né un eroe né uno senza coscienza, né un amante del pericolo in sé, anzi, credo che la vita sia un dono prezioso, si debba onorare e non gettarla per niente, o per fare i furbi. Noto solo che la mia mente sembra rispondere a quella situazione con una stranissima forma di allenamento, come se mi capitasse tutti i giorni di stare in mezzo ad una tempesta o uragano dove ti volano le cose dattorno e ci avessi fatto l’abitudine.

Essendo uno studioso e un ricercatore, quando è finito tutto, con calma, mi metto a studiare cosa sia potuto succedermi. Il tutto si ricollega alle aree cerebrali che le arti marziali e sport di combattimento sanno allenare.

Le neuroscienze insegnano che il cervello risponde agli stimoli con meccanismi molto simili a quelli dei muscoli: le aree usate frequentemente lavorano, si rafforzano, si “irrobustiscono”, si potenziano; le aree inutilizzate diminuiscono di tono e volume sino a divenire quasi inesistenti (chi ha avuto lunghe ingessature si è potuto rendere conto direttamente di quanto il non-utilizzo produca riduzione del volume della zona ingessata).

Lo stesso meccanismo accade nella mente. Una sequenza di momenti positivi e sensation windows positive (SW) allena e tiene attiva la corteccia prefrontale sinistra, la cui attività si correla a emozioni positive (gioia, capacità di cogliere le positività, sensazioni, energia, coscienza)[1]. Al contrario, una sequenza di SW negative allena la corteccia prefrontale destra, maggiormente specializzata nel cogliere emozioni negative.

Addirittura, i neuro-scienziati hanno dimostrato un effetto sull’induzione di percezione e ricordo positivo, tramite stimolazioni magnetiche dirette (repetitive transcranial magnetic stimulation) della zona orbitofrontale sinistra[2].

In termini di coaching formativo, non volendo confondere i ruoli (le  stimolazioni tramite attrezzature biomedicali sono sfera medica), preferiamo indurre una uguale e maggiore capacità (persino più duratura) tramite apprendimento esperienziale, per vivere i goal e obiettivi positivi, generando stimoli allenanti ed esistenziali adeguati. Questi effetti non sono banali.

Va da se che se alleniamo molto un braccio e l’altro no, avremmo degli scompensi. Così come se avessimo una gamba potente e muscolosa e un’altra deole e avvizzita, la nostra camminata sarebbe zoppicante, e l’equilibrio dell’organismo si farebbe deficitario. Ogni disequilibrio fisico porta a ripercussioni negative su tutto l’apparato scheletrico e muscolare, ed ogni disequilibrio mentale a malfunzionamento del pensiero, malessere e sofferenza psichica.

Il funzionamento ottimale dipende perciò anche dalla capacità di creare equilibri e simmetrie, e un potenziamento “stupido”, che non tenga conto degli equilibri, ma cerchi solo “potenza”, è dannoso, distruttivo.

Lo stesso accade nella mente. Dobbiamo imparare ad allenare e stimolare la corteccia prefrontale sinistra e in generale a vivere le emozioni positive non solo in seguito ad eventi enormi (lotterie, vincite) ma anche e soprattutto in attività che altrimenti non coglieremmo. Dobbiamo programmare spazi e tempi in cui farlo. È questione di sopravvivenza.

Bene. Accade che in chi pratica arti marziali e sport di combattimento, si crea una connessione “misteriosa” e ancora per nulla esplorata dalla scienza, tra il sentimento di piacere e le situazioni di pericolo in cui puoi combattere o lottare.

È come se il praticante di arti marziali e sport di combattimento avesse un “circuito secondario” che viene allenato, giorno dopo giorno, round dopo round, esercizio dopo esercizio, tale da rendere le situazioni che per altri sono disastrose calamità semplicemente “avversari” con cui fare sparring o lottare, senza il panico che altri provano, come fossimo da sempre abituati a farlo.

Attenzione, questo “potere misterioso” di affrotnare i pericoli con maggiore lucidità, e a volte persino il piacere di trovarcisi dentro, non riguarda lo stato di ansia esistenziale o gli stati depressivi (che sono forme subdole lunghe nel tempo) ma solo il vissuto delle situazioni di effettivo pericolo rapido, acuto.

In altre parole, allenamento dopo allenamento, gli artisti marziali e i praticanti di sport di combattimento allenano la mente a “divertirsi” (perché allenarsi è davvero divertente, per chi ama questi sport e discipline…) in condizioni che per altri sarebbero estreme (esempio, combattere con pugni e calci, uscire da un soffocamento, lottare contro più avversari, schivare colpi etc..). Questo effetto allena la corteccia prefrontale sinistra e disintossica la mente dalla paralisi emozionale che colpisce i più quando si trovano in condizioni di pericolo facendogli perdere lucidità e coscienza della situazione.

Disintossicare la mente non è quindi più solo arte ma anche scienza.

Per cui, abbiamo un motivo in più per amare quanto facciamo.

È importante quindi non solo generare spazi e tempi dedicati, ma anche cogliere sensazioni positive (sensation windows) degli allenamenti, esperienze che sfuggono anche se limitate o non eterne, e il dono che ne deriva.

La vita ci offre continuamente doni, anche se limitati.

Per dono limitato si intende la sensazione che anche un semplice gesto o atto può portare per pochi istanti, senza pretendere che esso duri per sempre.

Ed ancora, apprendere a cogliere energie da una capsula spaziotemporale (il dono di un frame), fa parte di nuove abilità da coltivare in sé e negli altri.

Sapendo che, nel momento del bisogno, tutto il nostro allenamento potrebbe salvarci la vita o salvare quella degli altri, e farci rimanere lucidi e coscienti in condizioni che per altri sono impossibili.

Dott. Daniele Trevisani

Note sull’autore:

dott. Daniele Trevisani (www.danieletrevisani.com), Fulbright Scholar, consulente in formazione aziendale e coaching (www.studiotrevisani.it) insignito dal Governo USA del premio Fulbright per gli studi sulla Comunicazione nel 1990, è Master of Arts in Mass Communication alla University of Florida e tra i principali esperti mondiali in Sviluppo del Potenziale Umano.

In campo marziale e sportivo, è preparatore certificato Federazione Italiana Fitness, praticante di oltre 10 diverse discipline, Maestro di Kickboxing, Sensei (8° Dan DaoShi® Bushido), formatore di atleti e istruttori di Muay Thai, Kickboxing e MMA. E’ stato agonista negli USA nei trofei di Karate Open Interstile.

Formatore e ricercatore in Psicologia e Potenziale Umano, è consulente NATO e dell’Esercito Italiano. Laureato in Dams-Comunicazione, è inoltre specializzato in Psicometria all’Università di Padova.

Ha realizzato docenze in oltre 10 Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali esperti italiani nella ricerca sul potenziale umano, nella formazione di manager, di istruttori e trainer per le discipline marziali e di combattimento.


[1] Vedi, tra i contributi di ricerca sul tema: Davidson, R. J. (1998), Understanding Positive and Negative Emotion, in LC/NIMH conference proceedings “Discovering Our Selves: The Science of Emotion”, May 5-6, 1998, Decade of The Brain Series, Library of Congress, Washington DC.

[2] Schutter, D. J., van Honk, J. (2006), Increased positive emotional memory after repetitive transcranial magnetic stimulation over the orbitofrontal cortex, Journal of Psychiatry and Neuroscience, Mar. 31 (2), pp. 101-104 (Department of Psychonomics, Affective Neuroscience Section, Helmholtz Research Institute, Utrecht University, Utrecht, NL).

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© Articolo elaborato dall’autore, con modifiche, dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Milano. Approfondimenti del volume originario sono disponibili anche al link www.studiotrevisani.it/hpm2

Liberarsi dall’apnea psicologica – la preparazione psicologica in chi pratica arti marziali e sport di combattimento

Liberarsi dall’apnea psicologica: attivare e potenziare le energie mentali, agire sullo stato psicoenergetico e la preparazione psicologica in chi pratica arti marziali e sport di combattimento

Di Daniele Trevisani www.danieletrevisani.com – Fulbright Scholar, esperto in Potenziale Umano, Psicologia e Formazione per le Arti Marziali e di Combattimento. Sensei 8° Dan Sistema Daoshi http://daoshi.wordpress.com/ – Gruppo Facebook Praticanti di Arti Marziali e Sport di Combattimento in Italia

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© Articolo elaborato dall’autore, con modifiche, dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Milano. Approfondimenti del volume originario sono disponibili anche al link www.studiotrevisani.it/hpm2

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© Daniele Trevisani

Jules: Per me è troppo stare insieme a te!

Hilary: Fammi capire… stare con me è troppo cosa?

È… troppo divertente? O troppo intenso? Troppo bello?

Jules: Richiede troppa energia.

Dal film: A time for dancing, di Peter Gilbert

Ricordo perfettamente gare di Karate full contact negli “Open Tournaments” negli USA ad inizio anni 90. Molto simili ai tornei che si vedono nei film di “Karate Kid”, tanto per dare un’idea. In quella gabbia di matti, potevi incontrare chiunque, di qualsiasi disciplina, di qualsiasi livello tecnico, c’erano persone che vivevano e dormivano in palestra, li ho incontrati davvero. Eccitante, emozionante, sfidante… ma… c’è un “ma” che spesso tendiamo a nascondere, e adesso voglio parlare proprio di quel “ma…” quel “ma…” che è diventata per me una missione di studio e di insegnamento…

Facevo sia Full che Taekwondo (stile Moo Duk Kwan a contatto pieno) all’epoca, avevo già 2 cinture nere, e la mia specialità erano i calci alti e girati, ero tra i migliori davvero, in allenamento, in riscaldamento, nell’insegnamento nel piccolo club di emarginati in cui insegnavo ai ragazzi cubani, nella cittadina calda e sudata di Gainesville, Florida.

Piccolo e assurdo problema: in combattimento non tiravo calci. Sembrava che mi avessero amputato le gambe, uscivano solo colpi di braccia. E tutti a dire… ma perché non tiri i tuoi calci? La risposta…  non l’avevo neanch’io…. Semplicemente, non uscivano. Davvero, avevo i  piedi incollati al suolo… da un colla che non capivo… una colla in combattimento, un’apnea mentale che mi impediva di respirare a pieni polmoni la gioia di quei momenti speciali.

In quegli istanti di contatto con la vita, che non tornano più, se hai la mente libera puoi toccare il cielo con un dito, anche se perdi, non importa. Hai vissuto qualcosa, hai incontrato te stesso e le tue possibilità, ti sei misurato con lealtà… sei stato vivo… ma se seri annebbiato e la mente si fa confusa, questa magia svanisce. Le mie 2 cinture nere, le mie 4 ore di allenamento al giorno, non valevano più niente, se la mente non era libera…

I miei precedenti preparatori non mi avevano mai parlato del concetto di training mentale, e di allenamento psicoenergetico. Semplicemente, pensavano che più colpi tiravo in allenamento più sarei riuscito a tirarne in gara. Bugia, estrema bugia, detta non volontariamente, ma per mancanza di conoscenza.

Oggi, dopo 20 anni, so una cosa, e di questo voglio fare partecipi tutti.

Raggiungere il proprio potenziale non è solo materia muscolare o di sviluppo fisico. Anzi, vi sono attività nelle quali il supporto biologico e fisico è soprattutto latente, agisce in background, e predomina ampiamente la presenza di energia mentale e motivazionale, oltre alla la capacità di ripulirsi dai rumori di fondo psicologici che ci ostacolano nell’essere ciò che possiamo essere.

Durante le mie gare, e soprattutto prima, ero sopraffatto da rumori di fondo psicologici che mi assorbivano completamente, impedendomi di essere me stesso. Per dare 100 in gara, dovevo prepararmi per 1000. … Intanto, i calci che sapevo benissimo di poter fare, non uscivano lo stesso.

Come abbia fatto a vincere comunque dei tornei risiede solo nel fatto di essere arrivato ad allenarsi 365 giorni l’anno per oltre 10 anni, ma è come usare un Caterpillar per sollevare una pianticella in giardino.

Oggi nessuno deve più vivere nel regno dell’ignoranza, della materia fisica dimenticando quella spirituale. Le conoscenze devono uscire allo scoperto. E non vale solo per le Arti Marziali e gli sport di combattimento. La preparazione mentale vale per tutte le arti.

Tra queste, le professioni prettamente intellettuali, o la prestazione didattica-educativa, o ancora le micro-prestazioni quali gestire una riunione tra manager, o l’atto dell’ascoltare un cliente, un collega, un familiare. In tutte queste situazioni, e in molte altre, le energie mentali sono fondamentali.

Anche nelle prestazioni più prettamente fisiche, come correre, lottare, combattere, o saltare, il grado di motivazione e le energie mentali addizionali, ma soprattutto la pulizia mentale, possono fare la differenza tra una prestazione standard e una prestazione eccellente. La voglia di fare è più potente di qualsiasi integratore.

La capacità di tenere fuori i rumori psicologici è più potente di qualsiasi sostanza.

Le energie mentali si attivano ampiamente sul fronte delle relazioni interpersonali. Anche stare con una persona richiede energie. Nei rapporti umani vi sono storie che logorano e consumano energie, altre che ne danno, altri ancora che innescano forti flussi di scambio reciproco, e numerose sfumature intermedie. Servono energie anche per incontrare le persone.

In ogni attività umana la componente fisica rimane importante ma comunque il supporto biologico non è condizione sufficiente ad esprimere performance: è una condizione necessaria, ma non l’unica parte della ricetta.

Le attivazioni fisiche sono diverse, impegnando maggiormente il sistema cognitivo e relazionale nell’attività manageriale, e il sistema muscolare e respiratorio nel caso di azioni ad alta fisicità. Tuttavia, nessun manager può permettersi di non respirare, e nessun pugile può permettersi di non pensare. Sono dati di fatto. Corpo e mente funzionano bene solo in sinergia.

Mentre il supporto bioenergetico è decisamente variabile, il supporto motivazionale deve essere presente in ogni situazione nella quale si richieda sforzo, impegno, dedizione, presenza mentale.

Il senso della psicoenergetica è quindi orientato a cogliere la componente non fisica della performance e del wellness.

La prestazione umana è ampiamente condizionata dal fatto di sentirsi “su di morale” o “giù di morale”, pieni di “voglia di fare” oppure svuotati, “carichi” o “scarichi”. Una scarsa condizione psicoenergetica si traduce in senso di stanchezza psicologica, apatia, perdita di vitalità, incapacità di reagire o di fare.

Si nota anche nella riduzione di performance tra il “fare tranquillo” e il “fare in condizioni di stress”, dove non ci riconosciamo più.

Esistono certamente collegamenti importanti tra energie biologiche e energie mentali. Ad esempio, la condizione di insufficienza di zuccheri e di ossigeno nel sangue conduce ad una diminuzione della capacità di ragionamento. Il nutrimento biologico della mente è indispensabile per farla funzionare. Ma se la benzina è di scarsa qualità, il motore andrà male.

I tentativi goffi di accrescimento delle energie mentali agendo esclusivamente tramite la via biochimica, dimenticando il lato esistenziale, sono distruttivi. Gli interventi chimici vanno distinti da quelli esistenziali.

Curare l’infelicità con le medicine, o generare motivazione o tranquillità mentale con una pillola non sono lo scopo di una via umanistica per le performance e il potenziale.

Ridurre tutto a chimica e fisica (riduzionismo psicofisiologico), impedisce di ragionare seriamente sul piano spirituale della vita. Negare un livello di valutazione esistenziale e filosofica dell’essere umano impoverisce l’analisi.

I rimedi farmaceutici finalizzati a risolvere il fattore “energie mentali” su un piano puramente biologico (sostanze psicoattive e psicofarmaci) sono da tempo considerati approcci insufficienti. Sono utili a spegnere incendi, non a creare felicità vera, lavorano sul sintomo e non sulla radice esistenziale di un disagio o della motivazione. E nemmeno possono durare a lungo.

Come evidenzia Jung, è molto riduttivo accettare una concezione materialistica…

secondo la quale la psiche sarebbe il prodotto delle secrezioni del cervello, come la bile lo è del fegato. Una psicologia che concepisca ciò che è psichico come un epifenomeno farebbe meglio a chiamarsi “fisiologia cerebrale” e ad accontentarsi dei modestissimi risultati che offre una psicofisiologia del genere[1].

Un’eccellente condizione psicoenergetica vede la persona lucida, “su di morale”, carica di energia, capace di tenere fuori dal campo l’ansia da prestazione, e – nel campo professionale – creativa, concentrata, produttiva, più saggia, meno vittima degli umori, e, nel campo fisico, desiderosa di esprimere tutto il suo corpo nell’azione, vogliosa di fare, di sudare, di correre, saltare, lottare, muoversi, e di amare.

Le stesse attività che possono dare gioia (es.: correre, nuotare, giocare, fare una vacanza, stare con amici) diventano fonte di dolore se affrontate con livelli di energie mentali basse e in condizioni di umore negativo.

Per me il tempo che precedeva la gara anziché diventare piacere era dolore, e questo dolore consumava tutto quello che potevo dare. Ero in apnea psicologica e tornavo a respirare solo dopo la gara. Nessuno mi aveva insegnato a gestire questo dolore e questa apnea psicologica e a capire da dove veniva.

Oggi, con i miei agonisti, pratico tecniche di Training Mentale e riduzione dello stress psicologico sia in allenamento, che nel pre-gara, ricorrendo soprattutto alle tecniche di visualizzazione (Visual Imagery), alla respirazione Pranayama, e alla bioenergetica.

Ma per conoscerle, sono dovuto uscire dal territorio in cui mi muovevo, ho dovuto muovermi in territori a me prima sconosciuti. Ho dovuto imparare a capire concetti come “ansia di stato” e “ansia di tratto” che si studiano in genere solo in campo clinico, mentre solo dopo ho capito quanto fossero importanti per chi si applica nei nostri sport. E non basta conoscerli, bisogna poi lavorarvi sopra, e non è facile. E poi.. visto che di apnea mentale si trattava..

..ho iniziato davvero a studiare cosa fanno gli apneisti prima di immergersi.

Ho contattato e lavorato, su di me, con l’allenatore della Nazionale Italiana di Apnea, Prof Lorenzo Manfredini, psicologo e psicoterapeuta, che ha allenato tra l’altro il Campione del Mondo Umberto Pellizari, e che dal 2001 (e stiamo ancora continuando = non si finisce mai di imparare) mi ha insegnato tecniche che ora pratico con i miei allievi e insegno nei miei seminari anche ad ufficiali dell’Esercito. Non è un caso se ora lui è nel comitato scientifico del Daoshi, la disciplina di insegnamento marziale che racchiude tutto ciò che ho appreso in questi 25 annni, così come lo sono persone che non praticano Arti Marziali, come un Comandante di Marina che insegna ai miei istruttori Leadership. Dobbiamo aprirci agli altri mondi, in caso contrario, predichiamo apertura e pratichiamo chiusura.

E allora? che implicazioni ci sono per chi insegna Arti Marziali o sport da Ring?

Sviluppare energie mentali elevate e addestrare la mente diventa il nostro obiettivo primario, ancora più sfidante rispetto al piano di lavoro delle energie fisiche, poiché lo stato di avanzamento delle conoscenze scientifiche sul funzionamento della mente è meno evoluto rispetto a quello sul corpo.

Il lavoro sulle energie mentali può essere avviato in un coaching ma diventa poi responsabilità della persona farlo diventare normalità, con un impegno essenzialmente quotidiano, continuativo, determinato dalla volontà di una progressione. Come evidenzia un classico di Jung:

Per progressione s’intende anzitutto l’avanzamento quotidiano del processo psicologico di adattamento. Come è noto, l’adattamento non si raggiunge mai una volta per tutte…[2].

Jung affronta, già nel 1928[3], i problemi dell’energia mentale, cercando (almeno concettualmente) di distinguere l’energia vitale dalla forza vitale. Secondo Jung l’energia vitale rappresenta un concetto soprattutto biologico, mentre la forza vitale sarebbe una specificazione di un’energia universale.

Possiamo o meno essere d’accordo, tuttavia il lavoro pionieristico di Jung avanza temi di frontiera e pone domande ancora non risposte, sulle connessioni tra energie biologiche e mentali, e su come accrescere l’“energia vitale”.

Ciò che sappiamo è che le energie mentali elevate non sono analizzabili in modo riduzionistico (solo biologicamente): esiste il tema delle condizioni esistenziali (e non solo biologiche), ad esempio una buona autostima e la fiducia in sé, il supporto degli altri, avere vicino persone sincere che ci apprezzano anche nei nostri difetti e non ci giudicano in continuazione, o il giocare un ruolo che si sente a pieno come proprio, tratti che non vogliamo esaminare solo sotto il profilo biochimico ma richiedono un intervento di analisi esistenziale.

Dobbiamo quindi comprendere che lo sviluppo delle energie mentali richiede il frutto congiunto di una analisi fisica delle condizioni biologiche dell’organismo (condizione bioenergetica) abbinata ad una analisi esistenziale dell’individuo.

Non insegniamo solo tecniche, non trattiamo solo con carne e muscoli. Il nostro lavoro sulla mente dei ragazzi, il nostro aiutarli a diventare pienamente sereni, creativi, generosi, buoni, ottimisti, persone non schiave del sistema e che pensano da sole… liberi di essere il massimo che possono essere, è una sfida al tempo stesso enorme, entusiasmante ed eroica, perché lavora sul cuore pulsante dell’uomo, la liberazione dalle catene che ci impediscono di essere ciò che potremmo.

Dal più profondo del mio animo, spero di essere con voi in questo sforzo eroico.

Dott. Daniele Treviani

Note sull’autore:

dott. Daniele Trevisani (www.danieletrevisani.com), Fulbright Scholar, consulente in formazione aziendale e coaching (www.studiotrevisani.it) insignito dal Governo USA del premio Fulbright per gli studi sulla Comunicazione nel 1990, è Master of Arts in Mass Communication alla University of Florida e tra i principali esperti mondiali in Sviluppo del Potenziale Umano.

In campo marziale e sportivo, è preparatore certificato Federazione Italiana Fitness, praticante di oltre 10 diverse discipline, Maestro di Kickboxing, Sensei (8° Dan DaoShi® Bushido), formatore di atleti e istruttori di Muay Thai, Kickboxing e MMA. E’ stato agonista negli USA nei trofei di Karate Open Interstile.

Formatore e ricercatore in Psicologia e Potenziale Umano, è consulente NATO e dell’Esercito Italiano. Laureato in Dams-Comunicazione, è inoltre specializzato in Psicometria all’Università di Padova.

Ha realizzato docenze in oltre 10 Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali esperti italiani nella ricerca sul potenziale umano, nella formazione di manager, di istruttori e trainer per le discipline marziali e di combattimento.


[1] Jung, C. G. (1928), Energetica Psichica, Boringhieri, Torino, p. 48 (traduzione italiana, edizione 1970), p. 20.

[2] Ivi, p. 48.

[3] Ibidem.

Quei cinque metri che cambiano la vita

Gli effetti positivi delle immissioni di energie dalle arti marziali alla vita quotidiana: quei 5 metri che cambiano la vita

Di Daniele Trevisani www.danieletrevisani.com – Fulbright Scholar, esperto in Potenziale Umano, Psicologia e Formazione per le Arti Marziali e di Combattimento. Sensei 8° Dan Sistema Daoshi http://daoshi.wordpress.com/ – Gruppo Facebook Praticanti di Arti Marziali e Sport di Combattimento in Italia

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© Articolo elaborato dall’autore, con modifiche, dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Milano. Approfondimenti del volume originario sono disponibili anche al link www.studiotrevisani.it/hpm2

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© Daniele Trevisani

Quante volte ultimamente ti sei sentito veramente carico? E quante volte ti capita  di non sentire in te l’energia che vorresti? Viene da chiedersi se le persone che non vivono e non praticano Arti Marziali e Sport di Combattimento siano pienamente in grado di comprendere, e se persino chi dovrebbe occuparsi di scienza lo fa. Nel mio lavoro di ricerca all’interno del metodo HPM (Human Performance Modeling) ho sviluppato un’analisi dei fattori che possono aumentare o diminuire le energie personali, traendole proprio dalla pratica delle Arti Marziali e Sport di Combattimento.

Ma come le discipline praticate incidono sulla vita quotidiana?

  1. cambiano lo stile di vita e lo stile alimentare, il tipo di allenamento svolto e la qualità dell’allenamento modificano il metabolismo e innumerevoli altri aspetti fisici
  2. cambiano lo stile di pensiero, la capacità di attivare il pensiero positivo
  3. aumentano la nostra sensazione di dominare un repertorio ampio di tecniche (senso di autoefficacia), quanto più ci inoltriamo nello studio di discipline diverse
  4. aumentano la nostra capacità ci concentrarci sui dettagli di esecuzione per perfezionarci, entro la nostra stessa disciplina, offrendoci una capacità di concentrazione sconosciuta ai più
  5. offrono un territorio da cui assimilare cultura e valori, senso di missione, spirito, forza e coraggio, valori solidi che in molti altri sport stanno scomparendo
  6. ci permettono di avviare progetti positivi e piani di crescita personale e stimolano la nostra progettualità positiva.

Ciascuna di queste 6 aree può essere considerata un “motore” di energie personali.

In termini di psicologia positiva notiamo che l’immissione di energia in una qualsiasi cella può apportare maggiori energie al sistema, e quindi riflettiamo sul fatto che esistono molteplici modi e strade, enormi opportunità, per poter accrescere le energie personali e fare coaching e formazione di qualità.

La liberazione da una catena, o “togliere un sasso dal proprio zaino”, può aprire le strade della volontà per una scalata ulteriore. In generale, le immissioni di energie in un certo stadio aumentano il livello di fiducia in se stessi, autostima e percezione di autoefficacia. Aumenta il senso di libertà.

Le arti marziali cambiano la vita

Le osmosi energetiche (passaggio di energie dal piano marziale/sportivo al piano della vita civile) portano ad una maggiore propensione generale dell’individuo verso l’assunzione di rischio positivo, di accettazione di sfide che prima il soggetto riteneva impensabili o troppo pericolose.

Per rischio positivo intendiamo azioni che non siano minate da un livello di aspirazione malato, superumano e maniacale, condotte col cuore ma anche con la ragione.

I livelli di aspirazione sono decisamente correlati alle energie circolanti.

Gli studi scientifici di Bresson individuano il livello di aspirazione come “il risultato che un soggetto si dà per un fine da raggiungere, in un compito che ammette diversi gradi di realizzazione”[1].

A bassi livelli di energie personali corrispondono bassi livelli di aspirazione. Le energie si abbassano drasticamente, e i compiti o goal che l’individuo sente di poter gestire si richiudono sempre più entro una nicchia, sino ad implodere, se la tendenza non viene invertita.

Quando mancano le energie, ogni rischio assume sembianze mostruose, persino lo scendere in strada, o l’incontrare altre persone. Al contrario, forti osmosi energetiche positive (contaminazioni positive tra energie fisiche, mentali, competenze, volontà) conducono alla voglia e consapevolezza di poter accettare sfide e rischi superiori, persino lanciarsi con un paracadute, o condurre una operazione chirurgia al cervello (per un medico), o accettare la sfida di avere figli in un mondo difficile (per ogni genitore), o iniziare a pensare di potersi laureare, per qualcuno che aveva rinunciato a questa idea non sentendosi all’altezza, e tante altre occasioni di crescita.

Quei 5 metri che cambiano la vita

Mi confronto costantemente con ragazzi e ragazze che, all’inizio, prima di praticare Arti Marziali o sport di Combattimento, hanno paura di tutto, sino alla paura (comprensibile a volte) ad attraversare la strada che va dal parcheggio al portone di casa la sera. Quando lo fanno tremano, corrono, si guardano dattorno, sperano che nessun maniaco o delinquente salti fuori dal buio. Con quello che si sente in giro, li capisco perfettamente, non sono paranoici, oggi il mondo è veramente pericoloso in molte città e a volte persino nei paesi e nelle case isolate.

Dopo alcuni anni di pratica seria, queste persone si sentono cambiate, sanno di poter contare maggiormente su di sé. fanno quei 5 metri con il sentimento interiore nuovo, di chi sa di non essere più un pulcino in mano ai coccodrilli, ma un combattente che può sicuramente dare filo da torcere. Smette di sentirsi vittima. Smette di avere paura di tutto. Inizia a vivere più pienamente.

Queste persone, non sono diventate né spavalde ne stupide, solo più forti nel corpo e nella mente. E questo si riverbera sul maggiore dominio che hanno sulla loro vita. Non mi pare poco.

Per questo motivo, nel metodo HPM, quando i canali per introdurre energie sono bloccati da un certo lato (poniamo i valori, o le competenze), è possibile sia teoricamente che concretamente aggirare questo ostacolo.

Potremo partire dalla base delle energie fisiche, o da altri canali aperti o apribili, per incrementare le energie totali del sistema. È un lavoro sperimentato e funzionante nella pratica, di cui troviamo crescente supporto nella pratica di tutti i giorni.

Avviare il lavoro, e sbloccare i meccanismi, è più importante che fare un lavoro ingegneristicamente perfetto ma – nei fatti – solo teorico, vuoto.

L’effetto di trascinamento e di osmosi positiva avrà riverberi sulla vita quotidiana.

Molte sfide che prima consideravamo impossibili sembreranno ora semplicemente difficili, ma non più impossibili. Molti progetti dei quali pensavamo di non poter essere degni, ci sembreranno più alla nostra portata. Avremo più dominio sulla vita e sugli eventi.

Se di questo siamo consapevoli, saremo certamente migliori come Maestri e attireremo persone, ragazzi e ragazze, verso questo modo più forte di vivere la vita.

Note sull’autore:

dott. Daniele Trevisani (www.danieletrevisani.com), Fulbright Scholar, consulente in formazione aziendale e coaching (www.studiotrevisani.it) insignito dal Governo USA del premio Fulbright per gli studi sulla Comunicazione nel 1990, è Master of Arts in Mass Communication alla University of Florida e tra i principali esperti mondiali in Sviluppo del Potenziale Umano.

In campo marziale e sportivo, è preparatore certificato Federazione Italiana Fitness, praticante di oltre 10 diverse discipline, Maestro di Kickboxing, Sensei (8° Dan DaoShi® Bushido), formatore di atleti e istruttori di Muay Thai, Kickboxing e MMA. E’ stato agonista negli USA nei trofei di Karate Open Interstile.

Formatore e ricercatore in Psicologia e Potenziale Umano, è consulente NATO e dell’Esercito Italiano. Laureato in Dams-Comunicazione, è inoltre specializzato in Psicometria all’Università di Padova.

Ha realizzato docenze in oltre 10 Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali esperti italiani nella ricerca sul potenziale umano, nella formazione di manager, di istruttori e trainer per le discipline marziali e di combattimento.


[1] Bresson, F. (1965), Rischio e personalità. Il livello di aspirazione, in Trattato di Psicologia Sperimentale, a cura di Paul Fraisse e Jean Piaget (1978), Einaudi, Torino, p. 458. Edizione originale: Traité de Psychologie Expérimentale. VIII. Langage, communication et décision, 1965, Presses Universitaires de France, Paris.

Daoshi Total Fighting System Techniques

by Master Daniele Trevisani, Sensei, http://www.studiotrevisani.com – Daoshi Total Fighting System Techniques, Combination of techniques from Kickboxing, Muay Thai, Ju-Jitsu, Aikido, MMA, Karate, Self Defence, Pressure Points
More videos and info in http://daoshi.wordpress.com/
Other Info about Dr. Daniele Trevisani in http://www.studiotrevisani.it/ http://www.studiotrevisani.com/

La varietà e ricchezza delle Arti Marziali e Sport di Combattimento: tutte le discipline marziali conosciute, e qualcosa di nuovo

Le Arti Marziali e gli sport di Combattimento sono in continua evoluzione.

Vi sono realtà che nascono dalla pratica di Maestri che sviluppano nuovi sistemi dopo decenni di pratica, tra quelle che conosco personalmente si annoverano, solo in Italia:

  • DaoShi
  • Rough Program

Ma esiste una panoramica vastissima. Con l’aiuto di Wikipedia, facciamo un elenco diviso per paese di origine, considerando che questo elenco non comprende alcune delle creazioni più recenti, come quelle citate sopra.

Elenco delle arti marziali

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Questo è l’ elenco delle arti marziali praticate nel mondo.

Indice

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Arti marziali africane

Camerun

Egitto

Kenya

Senegal

Sudafrica

Sudan

Altre arti marziali africane

Arti marziali asiatiche

Arti marziali cinesi (中國武術)

I centinaia di differenti stili di arti marziali cinesi sono chiamate collettivamente Kung-fu (功夫), Wu-shu (武術), Kuo-shu (國術), o Quan-Fa (拳法) a seconda delle persone o gruppi di esse che le praticano.

Indonesia

Arti marziali indiane

Arti marziali giapponesi (日本武芸)

(vedi anche budo, koryu budo and gendai budo)

Okinawa

Arti marziali coreane (韓國武術)

Mongolia

  • Buh o Lotta mongola

Borneo

Myanmar

le arti marziali Burmese sono collettivamente chiamate thaing

Cambogia

Laos

Tibet

Malesia

Filippine

Troppe per elencarle qui; controlla la lista degli stili eskrima. La maggior parte delle arti marziali native sono derivati dell’Eskrima. Le altre arti che sono state importate recentemente o anche create o che son qualcosa di diverso sono:

Samoa Orientali

Singapore

Sri Lanka

Taiwan

Thailandia

Arti marziali vietnamite

Uzbekistan

Arti marziali europee

Danimarca

Finlandia

Francia

Germania

Grecia

Gran Bretagna

Irlanda

Islanda

  • Glima o lotta islandese

Italia

Norvegia

Olanda

Portogallo

Polonia

Russia

Romania

Scozia

Serbia

Spagna

Svezia

Svizzera

Ungheria

Arti marziali mediorientali

Iran

Israele

Turchia

Arti marziali sudamericane

Argentina

Bolivia

Brasile

Cile

Colombia

Ecuador

Perù

Venezuela

Arti marziali nordamericane

Canada

U.S.A.

Hawaii

Messico

Costa Rica

Cuba

Haiti

Porto Rico

Altre arti marziali

  • sport Portale Sport: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di sport